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I debiti di Leonardo da Vinci nei confronti di Leon Battista Alberti: la rappresentazione di una “storia”

Leonardo da Vinci non si preoccupa della propria educazione letteraria e della sua preparazione teorica fino al trasferimento a Milano nel 1482, presso la corte di Ludovico il Moro: qui, stimolato forse dalle discussioni scientifiche createsi attorno al cantiere del tiburio del Duomo di Milano, avverte il desiderio di colmare le sue importanti lacune e di competere con le maggiori figure d’architetti, ingegneri ed eruditi allora disponibili.

L’Uomo vitruviano, disegno di Leonardo Da Vinci

Come si può rilevare dai suoi manoscritti dell’epoca, Leonardo accompagna lo studio del latino a quello dei più autorevoli trattati antichi (il De architectura di Vitruvio) e moderni (il De re aedificatoria di Leon Battista Alberti); dalla fine degli anni Ottanta del secolo diventano però più fitti (ma sempre critici) i riferimenti alle opere di Alberti, tanto nei contributi di geometria e meccanica quanto negli studi d’ingegneria navale, d’idraulica e d’architettura – un fertile confronto che si manterrà stabile per oltre vent’anni, e che vede una profonda condivisione di ideali anche a livello socio-politico fra i due geni del Rinascimento. Si può dimostrare questa tesi prendendo in esame, ad esempio, come Leonardo e il genio a lui precedente hanno affrontato il problema di rappresentare una historia.

Non c’è in Alberti indicazione su come vadano disegnate mimiche e pose dei personaggi di una “storia” che non si ritrovi anche negli appunti di Leonardo: ciò fa pensare che quest’ultimo abbia letto il De pictura di Alberti, ed è interessante analizzare non solo come egli ne arricchisca notevolmente i concetti, ma anche come ne modifichi di volta in volta il lessico.

https://i0.wp.com/www.historiaproject.com/wp-content/uploads/2019/10/8e29708968d835a9367c2d4cae038fac.jpg?resize=372%2C366&ssl=1Proporzioni geometriche della facciata della chiesa di Santa Maria Novella, progetto di Leon Battista Alberti

Per fare un primo esempio, se Alberti associa semplicemente a ogni “affetto” uno o più modi di rappresentarlo, Leonardo amplia il discorso portando anzitutto l’attenzione del pittore al dovere di ritrarre quanto vede da sé nella Natura, come fosse specchio di essa: a tale scopo, esorta a portare sempre con sé un taccuino ove annotare tutti i moti dell’animo visibili in Natura, e di studiare quanti più volti e parti del corpo diversi in essa; in secondo luogo, Leonardo raccomanda di indagare molto dettagliatamente le cause dei moti dell’animo, procedendo dalla manifestazione esterna a ciò che la provoca, per ottenere una sorta di inventario antropologico che non avrà valore di “codice universale”, ma sarà sempre un parziale e bizzarro catalogo della varietà in Natura.

                                                                     Illustrazioni di Leonardo Da Vinci

Concludendo la nostra analisi del debito di Leonardo nei confronti dell’Alberti, se per quest’ultimo nella “storia” si può avere un catalogo dei moti dell’animo umano e delle loro manifestazioni, raffigurate conformi alla forza dell’affetto, all’età, al sesso e allo stato sociale del personaggio, Leonardo condivide quanto proposto dall’Alberti ma arricchisce ancora una volta i suoi assunti: mentre nel XV secolo il ritratto di una sola persona o di due di profilo sono ancora rari e privi di “psicologismo”, nella “storia” è possibile una sorta di ritratto collettivo; nelle “storie” esistono infatti combinazioni sempre differenti dei moti dell’animo, e osservando ciascun personaggio si ha a che fare con l’intera natura dell’uomo, si ha prova della varietà del mondo, poiché ogni persona è una pluralità potenziale di doti, capacità, movimenti – si ottiene dunque la fenomenologia dell’anima umana sostanziale, che passa senza la più piccola differenza nella fenomenologia di tutto quanto esiste ed è percepibile (animali, piante, panneggi…).

Silvia Frison

I debiti di Leonardo da Vinci nei confronti di Leon Battista Alberti: la rappresentazione di una “storia”

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MUSEO – IL PONTE DELLA GIOCONDA

Il nucleo centrale e continuativo dell’Esposizione permanente è rappresentato dal tema: “Leonardo e l’Aretino” ovvero il rapporto che Leonardo artista, scienziato, cartografo, ingegnere e architetto ebbe con la Terra di Arezzo e con le sue vallate.

Il Museum, dedicato al “periodo Aretino ” di Leonardo (giugno 1502- marzo 1503), illustra, attraverso una rassegna completa, i contributi offerti dallo studioso Carlo Starnazzi che ha messo in luce vari aspetti della presenza di Leonardo nel territorio e dimostrato, in modo scientifico, come lo sfondo di capolavori quali la Gioconda, la Madonna dei Fusi e la Sant’Anna sia identificabile nel paesaggio toscano di Ponte Buriano e del Valdarno Superiore.

“ Leonardo e l’Aretino negli studi di Carlo Starnazzi” si propone, quindi, come originale contributo alla conoscenza del territorio attraverso lo sguardo di Leonardo, evento nuovo e necessario per Arezzo, città natale di Giorgio Vasari, primo biografo dell’artista vinciano.

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La sede espositiva raccoglie copie anastatiche di manoscritti, documenti, testi storici, note, didascalie, appunti ma anche disegni, mappe, dipinti, modelli, legati al soggiorno di Leonardo nell’Aretino così da costituire un centro di documentazione del materiale di studio già prodotto che, per il rigore scientifico, intende imporsi come strumento di consultazione e che potrà configurarsi come “Centro di ricerca” dedicato alla promozione degli studi su Leonardo in rapporto alla terra di Arezzo aperto a nuovi contributi, per arricchire e dare continuità alle ricerche di Carlo Starnazzi.

Il percorso conoscitivo è progettato per un ampio pubblico, sia per fasce di età che per formazione, ed intende offrire una comunicazione immediata per un esperienza emotiva oltre che squisitamente intellettuale. Particolare rilievo viene dato alla celebre mappa della Valdichiana (Windsor,RL 12278 r. ) documento fondamentale con gli argomenti che diverranno materia di trasfigurazione pittorica nel paesaggio della Gioconda ma anche oggetto di studi e di progetti per complesse opere di ingegneria idraulica.

Un sistema informatico e multimediale completerà l’accesso interattivo a diverso materiale divulgativo (immagini, video, animazioni tridimensionali). L’esposizione Leonardo e l’Aretino è in stretto collegamento con il territorio attraverso un programma di contestualizzazione storico-artistica e scientifica con la proposta di “itinerari”, ovvero di percorsi culturali sulle tracce del genio vinciano: Arezzo, Valdichiana, Valdarno, Valtiberina, Casentino, territori in cui nacquero i capolavori cartografici e pittorici di Leonardo.

uesti percorsi ricondurranno a precisi contesti (Ponte Buriano, Le Balze, Cortona, Anghiari, Pieve di Gropina, Castello di Papiano) consentendo di visitare e percorrere in modo suggestivo i luoghi di Leonardo.

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Ponte Buriano

La località Ponte a Buriano sorge sulla riva destra dell’Arno, anche se fino al 1957, prima della realizzazione della diga della Penna, l’abitato, così denominato per il ponte romanico, risultava esteso anche all’altra sponda.
Negli Annales Arretinorum Minores (Bini 1909) è ricordato per l’anno 1277 la costruzione del ponte, “Pons Buriani in agro arretino constructus”.
Tra i fori delle centine è ancora visibile la scritta che riporta i cognomi “Accolti 1240” “Chimenti 1240” (nomi dei probabili finanziatori visto che si trattava di nobili famiglie, l’anno indica il possibile inizio dei lavori).

ponteburiano 1Il nome “Ponte a Buriano” e, quindi la “a“, derivano da “pons Buriani” e da pontem de Buriano; questo è testimoniato da alcuni documenti che accertano l’esistenza di una località, nei pressi dell’attuale paese, Villa di Buriano.

Nella “chiesina” di Ponte Buriano, costruita nel 1328 e voluta dagli Accolti e dai Chimenti, furono ritrovati una colonna di granito, rubata di recente, e un capitello corinzio, usato forse come acquasantiera e ora custodito nella sede vescovile di Arezzo.
Reperti ceramici in terra sigillata con bolli di C. Tellio e di P. Cornelio e le fornaci riportate alla luce, una presso il fondo del sig. Grassini e una nello scantinato del sig. Lucherini, dimostrano che a Ponte Buriano esistevano insediamenti già nel primo secolo a.C.; addirittura sopra la “Costa di Ferro”, presso il bivio di Meliciano, vengono individuate una necropoli ed un nucleo funerario piu’ contenuto che possono essere datate tra il primo e il secondo sec. a. C..

I ritrovamenti ceramici riferibili all’officine di C. Cispio, P. Cornelio, C. Gavio e M. Perennio, nella località di Cincelli, paese limitrofo a Ponte Buriano, fanno pensare a uno spostamento dell’attività produttiva voluta da P. Cornelio.

Questo è dovuto probabilmente a diverse caratteristiche morfologiche; Ponte Buriano è, infatti, più vicino al letto del fiume e quindi con più probabilità soggetto ad alluvioni, Cincelli è invece posto in un luogo collinare e quindi più riparato dal fiume.

E’ proprio da questa attività che ne deriva il nome centum cellae (forse stante ad indicare il numero dei forni di cottura) da cui ne consegue il nome del paese a noi noto come Cincelli.
Tutto questo porta quindi a dedurre che il Ponte che tutti noi conosciamo costruito, come detto prima, nel 1240 aveva sicuramente un predecessore. Due sono l’ipotesi della posizione: la prima dove si erge l’attuale, la seconda poco piu’ a valle.

http://www.ilpontedellagioconda.it/

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Il FESTIVAL DEL NUOVO RINASCIMENTO

 

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Sarà presentato in conferenza stampa, giovedì 19 maggio ore 11,45 il programma del FESTIVAL DEL NUOVO RINASCIMENTO 2016, presso lo Spazio Ex Fornace in Alzaia Naviglio Pavese 16, sede dell’evento che si terrà dal 20 maggio al 1 giugno. Presenti in conferenza stampa Rita Barbieri, Presidente della Commissione Cultura del Consiglio di Zona 6 di Milano, Rosella Maspero, Presidente dell’Associazione Verso un Nuovo Rinascimento, Davide Foschi, Presidente del Centro Leonardo da Vinci e ideatore del Festival del Nuovo Rinascimento e altre istituzioni e personalità del mondo culturale milanese. Organizzato dal Centro Leonardo da Vinci, con il patrocinio di Zona6 Comune di Milano, il FESTIVAL DEL NUOVO RINASCIMENTO, evento ufficiale nel palinsesto ExpoinCittà 2016 sarà un’agorà ap erta alla cittadinanza, con ingresso gratuito, in cui sarà possibile riscoprire, tra opere d’arte, performance, musica, letteratura, dibattiti e tavole rotonde con grandi ospiti, il senso profondo della condivisione, della partecipazione e della riscoperta del senso della Meraviglia, rimettendo l’essere umano al centro della nostra società.
Tra i numerosi ospiti durante l’evento, testimonial d’eccezione della giornata di inaugurazione saranno: il grande regista internazionale Pupi Avati, il Presidente del RomaFilmFestival Adriano Pintaldi, Economista della cultura e dell’arte Marco Eugenio di Giandomenico e, direttamente dallo Zelig, il comico Claudio Batta, che riceveranno personalmente dall’artista Davide Foschi il Premio Icona del Nuovo Rinascimento 2016, riconoscimento già attribuito ad istituzioni, enti pubblici e privati che si sono distinti nel promuovere i princìpi del Manifesto del Nuovo Rinascimento scritto da Davide Foschi. Presente all’inaugurazione anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo del Corno. L’edizione 2016 del Festival del Nuovo Rinascimento sarà la prima di un tour nelle grandi
città italiane: partendo da Milano, la città dove ha vissuto e operato il grande Leonardo, per tutta la durata della manifestazione, ogni giornata sarà suddivisa in momenti di confronto
– sul tema artistico, con mostre a cura del Centro Leonardo da Vinci, del Movimento del Metateismo e del Centro Studi Milano ‘900.
– sul tema culturale, con musicisti, attori, letterati, registi che hanno fatto della propria ricerca stilistica un percorso intimistico ed essenziale unico, improntato ad un Nuovo Umanesimo.
– sul tema economico, con imprenditori e aziende che si sono distinte nel loro operato
– sul tema enogastronomico, con importanti ristoratori che sul Nuovo Rinascimento hanno
basato nuovi piatti e menu.
Tredici giorni di incontri e dibattiti aperti al pubblico, con prestigiosi enti, aziende e associazioni fra cui: Laura Caradonna con F.I.D.A.P.A. BPW-Italy sez. Milano, City Life Magazine, Tutti più Educati, Consulta Femminile Interassociativa di Milano, Moica, Marco Eugenio di Giandomenico con Ethicando, Pasquale Addisi con Domonest, e ancora Confesercenti, Centro Studi Milano ‘900, Progetto Robur, Melina Scalise e Francesco Tadini per Casa Museo Spazio Tadini, Domonest, Youmandesign 4NR, Onyrico, Ross Metacoach, Artistivì, E20webTv, MilanoArteExpo, Anime Nascoste di Alberto Oliva, Unica srl, Studio Dentistico Tortona 30, Centro Odontoiatrico Vannucchi & C., Ariosto S.p.A., chef e ristoranti del Nuovo Rinascimento.
Durante la serata inaugurale particolare rilievo avranno altre due importanti premiazioni: il primo è il PREMIO MICHELE CEA 2016, concorso gratuito rivolto ai giovani artisti emergenti ai quali il Centro Leonardo da Vinci dedica una particolare attenzione finalizzata alla crescita personale e artistica. Il vincitore riceverà il premio in presenza di Pupi Avati; il secondo è il PREMIO MACCHINE DI GUERRA – MACCHINE DI PACE: invenzioni per
l’evoluzione. Il premio sarà assegnato dal Centro Leonardo da Vinci a “Vela Etica” di Sabaudia Etica, presidente Luigi Zambon, capace di realizzare la prima barca a vela di grandi dimensioni per persone con ridotta mobilità fisica agli arti inferiori.
Il Festival del Nuovo Rinascimento è una manifestazione ideata da Davide Foschi, organizzata dal Centro Leonardo da Vinci in collaborazione con Youmandesign 4NR, canale ufficiale di comunicazione che ne cura i contenuti. Il Festival del Nuovo Rinascimento è un evento Expoincittà ed è patrocinato da Zona6- Comune di Milano.
Il programma sarà consultabile online nei prossimi giorni sui siti
Www.centroleonardodavinci.com
Www.festivaldelnuovorinascimento.it
e sulla pagina facebook
www.facebook.com/groups/youmandesign4nr/

 

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I SEGRETI codici della GIOCONDA

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Un libro fuori dai soliti schemi, nella sua esposizione semplice senza complicati sofismi letterari vi introdurrà nel mondo esoterico di Leonardo da Vinci, sino ad oggi quasi sconosciuto, svelando i misteri racchiusi nel dipinto più famoso al mondo. Questo libro non è un thriller ma svela finalmente dopo 500 anni i segreti esoterici contenuti nel dipinto della Gioconda grazie anche al ritrovamento di simboli alfanumerici al suo interno.

Il libro si compone di 31 capitoli (il numero dei capitoli è legato numerologicamente al contenuto del libro 3+1=4 e 4 sono i personaggi che permettono la creazione del dipinto). Viene dimostrata l’applicazione sia del Metodo Esoterico “l’ARCANUS METHODUS” che l’applicazione del rettangolo aureo e la conseguente costruzione della spirale aurea all’interno deldipinto. Il saggio di De Santi Abati si pregia della prefazione del Prof. Silvano Vinceti che pur essendo di parere opposto riguardo l’attribuzione della dama ritratta (che per l’autore è senza ombra di dubbio Pacifica Brandani), con parole cariche di ammirazione apprezza il lavoro svolto dall’Autore.

Agostino De Santi Abati

I SEGRETI codici
della GIOCONDA

Harmakis Edizioni

Collana: Saggi
Formato: 165 x 230
Confezione: Brossura
Pagine: 448
Prezzo: 27,00
ISBN 978-88-98301-26-3