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Il Vangelo di Giuda

 

Il Vangelo di Giuda fa parte dei testi ritrovati nel 1945 a Nag Hammadi, nell’Alto Egitto, contenenti i cosiddetti ‘Vangeli Apocrifi‘, quei Testi che la Chiesa delle origini aveva escluso dal ‘corpus’ di quelli Canonici. Documenti che si credevano perduti per sempre e di cui si aveva conoscenza tramite, soprattutto, gli scritti ufficiali che contro di essi si scagliavano (come la Confutazione di tutte le eresie di Ireno, vescovo di Lione, risalente al 180 d.C.). Anche di un Vangelo di Giuda si aveva sentore, perchè appunto Ireneo lo menzionava come testo ‘eretico’ nel suo lavoro, atto a screditare e mettere al bando qualsiasi libro ritenuto ‘fuorviante’ per la neoformata Chiesa cattolica. Ma del documento si erano perse le tracce, nessuno lo aveva mai visto nè letto, e non si sapeva che-da qualche parte-potesse esisterne ancora la memoria. Nel II secolo dopo Cristo  numerose erano le sette che dipartivano dal ceppo originario, quello del Giudaismo, segnale che diverse erano le ideologie in fatto di fede religiosa, e diversa la visione del mondo, di Dio, di Gesù e del suo messaggio. I testi di Nag Hammadi sono ritenuti scritti ‘gnostici‘ (gnosis=conoscenza) e presentano una versione degli episodi della vita terrena di Cristo in una forma più complessa rispetto ai ‘canonici’, da interpretarsi non letteralmente ma attraverso una riflessione più coerente e approfondita delle questioni affrontate. Sono testi ‘esoterici’, nel senso che il loro messaggio è celato spesso dalle metafore, e non è accessibile a chiunque. Gli studiosi che hanno potuto esaminare e tradurre il testo che va sotto il nome di Vangelo di Giuda, si dichiarano concordi ad attribuirlo alla medesima ‘area gnostica’ della Biblioteca di Nag Hammadi, trascritto in una forma piuttosto simile, non su rotolo ma su fogli di papiro rilegati con una copertina in pelle, che è tra l’altro un’usanza assai insolita per l’epoca e per il contesto (nell’area Ebraica si usava e si usa tutt’oggi il Rotolo per il Testo Sacro, la Torah).

Il Vangelo di Giuda, al momento del ritrovamento, si trovava annesso ad un Codice, cioè un insieme di testi, tutti di matrice gnostica, così composto e distinto in quattro ‘parti’:

1) Lettera di Pietro a Filippo, di cui ne era stata trovata una differente versione nel 1945 a Nag Hammadi;

2) L’Apocalisse di Giacomo, di cui era stata pure ritrovata una copia a Nag Hammadi

3) il Vangelo di Giuda, unico esemplare fino ad oggi ritrovato

4) una sezione detta ‘di  Allogene’, di cui si ignora il titolo originale e molto frammentaria. Allogene significa “straniero” (di diversa ‘razza’) e il termine fu creato dagli Autori della Bibbia dei Settanta. Allogene era una personalità copta che aveva vinto l’ignoranza e il timore, meritando di accedere al variegato paradiso degli gnostici.

Nel deserto Egiziano sono incalcolabili le caverne che si trovano disseminate tra gli anfratti rocciosi, talmente nascoste che spesso sfuggono per millenni all’attenzione di chiunque. In una di esse, a 120 miglia a sud del Cairo, tra i desolati dirupi del Jebel Marara, situato nella provincia di Al Minya, questo Codice è rimasto occultato per quasi due millenni. Solo il ‘fiuto’ dei fellahin, che abitano nei dintorni, sempre alla ricerca di nuovi ‘reperti’ che sanno potrebbero fruttare un po’ di denaro per sfamare la famiglia, ha permesso che il Codice fosse rinvenuto. Questo avvenne nel 1970, in quella regione del Medio Egitto in cui il 15 % della popolazione è cristiana copta. La caverna si dimostrò essere un’antica sepoltura, al cui ingresso stavano due cassette di pietra. Vi si trovava uno scheletro (o più d’uno, facendo ipotizzare potesse trattarsi di una tomba ‘di famiglia’) avvolto in un sudario, probabilmente un personaggio facoltoso, che aveva accanto a sè una cassetta, al cui interno si trovavano dei papiri, tra cui il Codice che ci interessa, con la sua rilegatura in pelle, ancora in buono stato di conservazione nonostante i secoli trascorsi da quella inumazione. Se il deserto con il suo clima secco aveva svolto questa naturale opera di tramandazione, non fu certo così dopo che il Codice fu portato via, come vedremo. I fellahin, intanto, non potendo sapere cosa vi fosse scritto (perchè analfabeti) si preoccuparono di acquisirlo e farlo proprio, sperando di poterlo vendere a qualche mercante che, si diceva, era sempre disposto a comprare antichi manoscritti. Bisognava solo agganciare le persone ‘giuste’ e non far trapelare nulla della scoperta, perchè anche in Egitto le leggi stavano mutando, nel senso di una maggiore tutela per le antichità ritrovate sul suo suolo.

Un mistero è rappresentato dal fatto che si ignora chi sia l’Autore di questa copia del  Vangelo gnostico di Giuda e quando esattamente venne scritto l’originale in greco. Perchè gli studiosi ne sono certissimi: l’originale era in greco. Questo lo si è appurato poichè il redattore successivo, che lo trascrisse in sahitico, cioè una variante dialettale della lingua copta, quando non è riuscito a tradurre qualche parola o quando non ne ha trovata la corrispettiva, l’ha lasciata come la trovò, ossia in greco. Non esiste il modo di risalire a chi possa aver ricopiato il Codice, ma certamente era uno scriba competente, che lo tradusse dal greco e che doveva avere un’alta esperienza nel copiare manoscritti letterari: si ipotizza opera di uno ‘scriptorium professionale‘, magari situato all’interno di qualche monastero, da sempre fucina di grande cultura. Nell’area del ritrovamento del Codice, però, non sorgono edifici monastici a breve distanza. Possiamo solo favoleggiare sul percorso che può aver compiuto già nell’antichità, dallo scriba al suo proprietario. Ignoriamo tutto, di entrambi e delle vicissitudini antiche del manoscritto che li ha legati.

Si ritiene che l’originale del Vangelo di Giuda sia stato composto dopo il Vangelo di Giovanni, il più tardo dei Vangeli canonici, dunque attorno al II secolo d.C., ma è probabile che abbia cominciato a circolare prima che fossero stabiliti gli stessi vangeli canonici come facenti parte del ‘corpus’ dei testi sacri della dottrina cattolica. Abbiamo già ribadito come il Cristianesimo delle origini fosse costellato di innumerevoli sette di opposizione a quella che poi avrebbe dominato sulle altre (il cattolicesimo).Il Vangelo di Giuda è uno dei testi che dovevano comporre il Nuovo Testamento della corrente dei cristiano-gnostici,forse della corrente dei cainiti.

Quando vi fu la ‘cernita’ da parte dei primi Padri della Chiesa, gli ‘apocrifi’ vennero messi al bando e proibiti. Si può pensare che molte persone, progressivamente, pur sapendo dell’esistenza di oltre trenta vangeli, abbiano finito per adeguarsi a quelli ‘ufficiali’ anche perchè la loro lettura e comprensione, sotto forma di ‘parabole’, poteva apparire più facile, sicuramente più accessibile che non l’elitario linguaggio usato negli altri vangeli gnostici. Forse distrutto, messo al rogo o al bando, il Vangelo di Giuda finì con l’essere dimenticato da tutti e la figura dell’Iscariota, tramandata dai quattro vangeli riconosciuti (di Marco, Matteo, Luca e Giovanni), divenne il simbolo del più bieco comportamento umano: il tradimento.

La premessa per comprendere -anche in maniera facile, dopotutto- questo Testo, è capire come gli gnostici consideravano(e considerano) il mondo in cui viviamo: non emanazione del Creatore, ma una creazione del Dio del Vecchio Testamento, che in qualità di ‘demiurgo cattivo’ lo avrebbe voluto di simil fatta (corrotto, maligno, pieno di dolore e sofferenza, e altre ‘amenità’). Un mondo intrappolato nella materia, e così alla stessa stregua l’uomo che vi dimora temporaneamente è intrappolato nella materia corrotta e corruttibile, vile e immonda,da cui l’unico mezzo per uscirne è la morte.In tal modo lo Spirito, immortale, può tornare al Padre Celeste, che è al di sopra di ogni cosa, e liberarsi dalla schiavitù materiale,poichè ogni essere umano è costituito di quella stessa particella divina emanata dal Creatore, ed è nella sua natura tornare ‘a casa’, ricongiungersi con la sua stessa Sostanza.In realtà, il discorso si farebbe un po’ più complesso, in quanto alcuni passi del Vangelo di Giuda fanno capire che non tutti gli uomini della terra hanno le stesse ‘prerogative’, considerandosi-gli gnostici o pneumatici- emanazione diretta e privilegiata di quel Dio Creatore, a cui agognano ritornare.La questione riconduce a scritti denominati ‘sethiani’ in cui si fa una distinzione tra generazioni umane e la grande generazione di Seth (un figlio di Adamo), che sono gli gnostici. Solo coloro che discendono da Seth  appartengono ad una stirpe immortale e hanno un rapporto esclusivo con Dio; solo i discendenti di quella generazione possono conoscere, secondo la loro visione, la vera natura di Gesù. Per gli gnostici, l’incontro con Dio Creatore non ha bisogno di intermediari e pertanto non riconoscono alcuna autorità religiosa nè gerarchia ecclesiastica. Consideravano falsa la dottrina cristologica così come la stava diffondendo la nascente Chiesa ortodossa.

Questa vita terrena per loro è un esilio doloroso, e ora possiamo iniziare a comprendere come Testi di questo tipo, dessero un certo ‘fastidio’ ai Padri della Chiesa, che tentavano di fondare una nuova religione ‘cattolica'(Universale) alla portata di tutti (ma fortemente gerarchizzata),  in cui il Dio dell’Antico Testamento era considerato l’unico vero Dio da adorare, che aveva mandato il suo unico Figlio, Gesù, a immolarsi per l’umanità e redimerla.Grazie al suo sacrificio della morte in croce, l’aveva riscattata dal suo peccato originale e, risorgendo dopo tre giorni dalla morte, aveva dato la certezza che tutti gli uomini sarebbero risorti come Lui nel giorno del Giudizio, secondo i meriti.In questa vicenda, che ci viene insegnata fin dalla più tenera età, la figura di Giuda Iscariota è la più infima, meschina, torva, detestabile, perchè per trenta denari avrebbe venduto la pelle del suo Maestro e amico Gesù, per poi pentirsi amaramente tanto da suicidarsi in preda al rimorso.

Nel Vangelo di Giuda riemerso dalla sabbie del deserto egiziano nel 1970, Giuda è descritto come il più intimo amico di Gesù, l’unico in grado di capire il suo messaggio terreno, ispirato da Dio Padre, il Creatore. Gesù è gnostico e come tale aborrisce la materia, e chiede al fraterno discepolo e amico Giuda di compiere un atto che porrà fine, con il sacrificio personale, alla sua vita. Dovrà consegnarlo alle guardie per adempiere a quanto è nella volontà di Gesù stesso.Quindi un enorme stravolgimento stiamo vedendo in questo Testo: la figura di Giuda Iscariota è ribaltata completamente, da traditore a colui che adempie ad una richiesta ben precisa dell’amico e rabbi Gesù. Solo così, Costui potrà liberarsi dal corpo fisico che lo imprigiona nella materia e liberare la luce spirituale che è dentro di Lui, affinchè possa ricongiungersi al Padre suo celeste. La ‘logica’ gnostica appare chiara, in questa chiave, ci pare. Inoltre, nel Testo, Gesù non muore nè risorge:il vangelo di Giuda termina con la cattura di Gesù e si chiude così.Non esiste nemmeno un riferimento al possibile suicidio di Giuda Iscariota.

Ora, che Giuda avesse scritto un Vangelo e che questo saltasse fuori, è un fatto strabiliante: anzitutto come mai un ‘traditore’ dovrebbe scrivere una propria versione dei fatti e perchè?  E come mai gli altri quattro evangelisti ‘canonicamente’accettati lo calunniano, se non tradì affatto il loro Maestro? Lo sapevano o non capivano? O il tutto fu manipolato?

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Cristiani d’Egitto, deboli fiammelle mai spente

 

Non passa giorno senza una conferma, se mai ce ne fosse bisogno: l’avanzare, piuttosto il dilagare in Medio Oriente delle milizie del Daesh, il sedicente Stato Islamico o Isis, a neppure due anni dalla sua nascita (29 giugno 2014) è inversamente proporzionale alla presenza dei cristiani, costretti a emigrare, come molti altri. Questione di sopravvivenza.

Per restare ai cristiani, le cifre parlano da sole: nell’arco di un secolo (1910-2010) in tutta l’area il loro numero è passato dal 14% al 4% della popolazione. Tant’è che la loro scomparsa era annunciata ancora vent’anni fa in un libro «Vie et mort des chrétiens d’Orient» a firma di Jean-Pierre Valognes. E ogni giorno di più i cristiani d’Oriente, per usare un’espressione di Jean François Colosimo, sarebbero degli «uomini di troppo», vittime di una vera maledizione, e lo stesso futuro del cristianesimo nella regione quanto mai incerto. E il New York Times lo scorso mese di luglio s’interrogava: «Sta per finire il cristianesimo in Medio Oriente?».

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Eppure le situazioni sono alquanto diversificate: se l’Iraq è stato abbandonato da quasi due terzi degli abitanti cristiani, e la Siria sta seguendo lo stesso destino (forse anche peggiore), in Libano l’equilibrio della coesistenza multireligiosa, solo ieri emblematico, oggi appare sempre più fragile, ma esiste un Paese, l’unico, dove i cristiani, in questo caso copti, sembrano (apparentemente) più tranquilli, e questo è l’Egitto.

Ad affermarlo, non senza molti prudenti distinguo, è un religioso francese dell’Ordine dei Predicatori, Jean-Jacques Pérennès attualmente direttore dell’École biblique et archéologique di Gerusalemme, in un contributo al dossier intitolato «Frontiere» del numero in uscita oggi della rivista Vita e Pensiero (altre firme Julia Kristeva «Come si può essere jihadisti?», Philip Jenkins, Monica Maggioni).

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Padre Pèrennès – in servizio prima in Algeria e a Roma, poi direttore per una quindicina d’anni dell’Istituto domenicano di Studi orientali fondato a Il Cairo – affronta in particolare la situazione, che giudica relativamente positiva, dei cristiani d’Egitto («fiaccole nella tormenta») tentando di analizzarne i motivi. «È una circostanza che può durare? La loro situazione particolare è auspicio di un futuro diverso per i cristiani d’Oriente?».

Per rispondere invita a tornare brevemente alle origini dei copti egiziani, la cui presenza è testimoniata fin dal I secolo (il termine stesso «copto» nella lingua antica sta per «egizio»): una «roccia cristiana in Medio Oriente» che risale all’evangelizzazione dell’apostolo Marco. Una Chiesa, quindi, «apostolica» che affonda le sue radici in un ambiente – oggi diremmo pluriculturale – come quello di Alessandria, il centro intellettuale più vivace dell’ellenismo noto, tra l’altro, per la famosa traduzione in lingua greca della Scrittura, detta dei «Settanta», due secoli e mezzo prima di Cristo.

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Ma il cristianesimo copto è stato anche la culla del monachesimo antico grazie a figure come i santi Antonio abate (251-356) e Pacomio (292-346) fondatori rispettivamente della vita eremitica e cenobitica. Solo più tardi con il Concilio di Calcedonia, la Chiesa copta ha seguito un cammino più locale, con un proprio capo, il patriarca di Alessandria (il papa copto) che l’ha resa una sorta di Chiesa nazionale contribuendo a una certa chiusura, rotta, anche se solo in parte, dal rientro nell’alveo della Chiesa cattolica con l’istituzione, nel 1824, del patriarcato copto cattolico di Alessandria.

A quanto ammonti oggi la loro presenza è spesso oggetto di controversie: si parla di 7 milioni e mezzo, ma gli interessati con una certa fierezza dichiarano il doppio. Di certo si tratta della comunità cristiana più numerosa nel Medio Oriente. Ciononostante i copti sono minoranza religiosa in Egitto almeno dal X secolo. Costantemente a rischio di invisibilità, vuoi per il numero, vuoi per la posizione stessa dei monasteri, in luoghi appartati lontani dalla vita della popolazione.

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Una situazione defilata che non li ha esentati lungo la storia da periodi di autentica persecuzione, un termine che non avrebbe nessuna giustificazione oggi, quando, secondo padre Pérennès, sarebbe più appropriato parlare piuttosto di «discriminazione», perlopiù implicita (difficoltà ad accedere a cariche di alto rango nell’ambiente pubblico, marginalizzazione sociale, esclusione da alcune sfere della vita pubblica come lo sport o i mass media).

La «primavera araba» del 2011, esplosa in Egitto contro il regime del presidente Mubarak, ha visto scendere in piazza Tahir copti e musulmani, fianco a fianco senza distinzioni, talvolta anche sfidando le indicazioni contrarie dell’allora patriarca Shenouda III. Tuttavia le speranze di un protagonismo cristiano, o perlomeno una cittadinanza riacquistata, sono ben presto sfumate con l’uscita di scena del presidente Morsi. La reazione della popolazione islamica contro i cristiani, ormai a rischio ghettizzazione, parla di chiese, abitazioni e attività commerciali date alle fiamme, interi villaggio presi d’assedio.

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Quali prospettive per l’avvenire? In una situazione geopolitica tutt’altro che definita, bisogna riconoscere che il regime attuale del maresciallo Abdel Fattah al-Sisi (presente alla Messa di Natale ortodosso il 4 gennaio dello scorso anno) ha preso coraggiosamente le difese dei copti, ricostruendo case e chiese incendiate, sulla scia dell’ondata di indignazione levatasi dalla maggioranza musulmana a seguito della tragica vicenda dei 21 copti barbaramente sgozzati in Libia dai militanti del Daesh nel febbraio 2015.

«Le prove attraversate dal Paese hanno in ogni caso contribuito ad avvicinare i cittadini egiziani cristiani e musulmani» conclude padre Pérennès. E se «è troppo presto per sapere dove tutto questo condurrà», il religioso indica (sebbene la sigla Isis sia fatta risalire da qualcuno a un’espressione che recita «Colui che semina discordia») la necessità di riannodare i fili di un dialogo politico per ricomporre gli equilibri mediorientali. In attesa di quello religioso.

Maria Teresa Pontara Pederiva

Fonte: La Stampa

 

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[:it]Innumerevoli Vangeli[:en]Countless Gospels[:]

[:it]

vangelo

Qui l’anima ha scoperto che è essa il regno di Dio.

Meister Eckhart

Nel 325, a Nicea, il primo Concilio ecumenico tracciò l’ideologia teologica della Chiesa imperiale. Gli imperatori non potevano accettare una religione che non avesse una precisa unità dottrinale, non era gestibile né dal punto di vista sociale né dal punto di vista politico. Ma il Cristianesimo era una religione? In realtà era un’esperienza mistica data da una iniziazione, da un contatto trasmesso da cuore a cuore. Non aveva senso un’unica dottrina e una precisa teologia; per i primi cristiani la vita di Gesù poteva essere raccontata in infiniti modi e la sua stessa figura non poteva essere racchiusa nella fredda prigione di un dogma…Per questo esistevano centinaia, forse migliaia, di vangeli ed esistevano scuole mistiche diverse, con diverse letture del Cristo; ciò è del tutto naturale in un ambito spirituale, basti pensare all’India, dove figure divine come Krishna e Shiva vengono lette in molti modi diversi…Ciò non è un problema per l’iniziato che sa di essere in cammino e in tale cammino ci si avvicina e si scopre l’Assoluto un gradino alla volta, un vangelo alla volta. Prima che venisse inventata la figura del Papa vi erano molti vescovi, ognuno alla guida della propria comunità, con una lettura del Cristo unica e speciale. Ma per una religione organizzata, politica, istituzionale, tutta questa ricchezza ermeneutica era solo caos…Perciò si decise di selezionare alcuni vangeli ed escluderne altri: “Nel 367 il vescovo Atanasio d’Alessandria compilò un elenco delle opere da includere nel Nuovo Testamento. L’elenco fu ratificato dal Concilio di Ippona nel 393 e successivamente dal Concilio di Cartagine, svoltosi quattro anni dopo. In questi concili fu scelta una selezione di opere.

Concilio-di-Nicea

Certe furono raccolte per formare il Nuovo Testamento quale lo conosciamo oggi, mentre altre furono sprezzantemente ignorate.” Non fu il Concilio di Nicea a decidere il Canone dei Testi ma ci volle un processo lungo e complesso che si protrasse nei secoli. In realtà già nei primissimi secoli alcuni Padri avevano già proposto una selezione, come Marcione e Ireneo, ma l’imposizione di una tale scelta avverrà dopo l’intervento Imperiale, non tanto di Costantino (che simpatizzava con certe visioni ‘eretiche’) quanto di imperatori come Massimo e Giustiniano. Va anche detto che i quattro Vangeli ufficiali e Canonici erano preferiti e citati da Padri della Chiesa come Origene e Giustino, ma ciò non significa che gli altri Vangeli venissero considerati inutili o fasulli…Inoltre anche i Vangeli prescelti e imposti subirono una notevole opera di manomissione, ad opera dei Vescovi stessi, come rivela in una lettera Clemente d’Alessandria: “…quando Pietro morì martire, Marco venne ad Alessandria, portando i suoi scritti e quelli di Pietro, e da essi trasferì nel suo libro preesistente le cose adatte a favorire il progresso verso la conoscenza. Egli compose perciò un Vangelo più spirituale a uso di coloro che venivano perfezionati.

Marco Evangelista
Marco Evangelista

Tuttavia non divulgò ancora le cose che non dovevano essere dette, né mise per iscritto gli insegnamenti gerofantici del Signore…[…] Ma alle storie già scritte altre ne aggiunse e inoltre introdusse certi detti dei quali sapeva che l’interpretazione avrebbe guidato gli ascoltatori nell’intimo…[…] …morendo lasciò la sua composizione alla chiesa di Alessandria, dove è tuttora scrupolosamente custodita e viene letta soltanto a coloro che vengono iniziati ai grandi misteri. […] …che il Vangelo segreto è di Marco lo si deve negare per giuramento, perché «non tutto il vero deve essere detto a tutti gli uomini».” L’esistenza di un insegnamento esoterico di Gesù era ben noto ai Padri della Chiesa e, come in tutte le scuole iniziatiche, certi insegnamenti venivano dati solo a coloro che erano spiritualmente maturi; per le masse vi erano le parabole, i precetti, dei livelli propedeutici più semplici. Ma dal custodire l’esoterismo al distruggerne ogni traccia c’è un abisso! Nei primi secoli avvenne proprio questo passaggio: dai Vangeli segreti di Marco, di Tommaso (rinvenuto di recente), custoditi con consapevolezza per coloro che potevano intenderli si passò alla sistematica distruzione di ogni loro traccia, perseguitando anche coloro che seguivano e praticavano una via cristiana più matura, come gli gnostici. Non a caso nelle chiese gnostiche ritroviamo insegnamenti che riguardano l’alimentazione vegetariana e la reincarnazione. Fu comunque un processo lungo e complesso. Purtroppo le rivalità tra i vari Vescovi facilitò il desiderio politico imperiale di creare una Chiesa dogmatica e unitaria, Chiesa che poi perseguiterà con i roghi ogni dissidente, ogni ‘eretico’…Piuttosto emblematico è il caso del teologo Valentino: “ Valentino era molto influente e tra i suoi seguaci contava uomini come Tolomeo. Affermando di avere in suo possesso un corpus di «insegnamenti segreti» di Gesù […] Valentino e i suoi seguaci furono tra i bersagli prediletti da Ireneo. […] Un altro bersaglio fu Marcione […] che fu il primo che compilò un elenco canonico dei libri della Bibbia, un elenco che escludeva tutto l’Antico Testamento.” Sarebbe stata una Chiesa molto diversa senza il Dio violento e vendicativo del Vecchio Testamento, ma il Dio amorevole di Gesù non poteva essere del tutto accettato dalla Chiesa imperiale: “ …il Dio dei cristiani ha tratto parte delle proprie caratteristiche dall’Impero romano: il cristianesimo si è insediato infatti nell’Impero romano e inizialmente è stato l’Imperatore ad aver rappresentato il modello terreno di Dio. […] L’iconografia cristiana ha rafforzato questa idea perché corrispondeva all’atteggiamento stereotipo del personaggio assiso, in particolare assegnandola a Dio nel ruolo che nel corso del Medioevo diventa sempre più importante, quello di giudice.” Il Dio scelto dall’Impero e dai Vescovi corrotti è il Dio giudice, perfetta immagine trascendente dell’Imperatore; un Dio che mostra un volto barbuto e arcigno e che agita una mano pronta a punire, scagliando l’anima disobbediente verso una sofferenza eterna…Questo Dio cosa ha a che vedere col Padre di cui parlava Gesù? Assolutamente nulla. Per riscoprire l’autentico messaggio di Gesù occorrerà fare un viaggio nella mistica e nella lettura esoterica dei Vangeli; allora, forse, il lettore scoprirà che Dio non sta seduto ma danza e non giudica ma, semplicemente, ama.

L'Imperatore Costantino
L’Imperatore Costantino

Anche la figura del Papa è una copia dell’Imperatore e proprio a causa di ciò l’intero Medioevo sarà caratterizzato da una continua lotta tra Papato e Impero…non possono esistere due galli in un pollaio. Inizialmente il Vescovo di Roma era un vescovo come gli altri e non aveva particolari poteri; nelle sue lettere Ignazio martire scrive: “ Tutti obbedite al vescovo come Gesù Cristo al Padre, e al collegio sacerdotale come agli apostoli; rispettate poi i Diaconi come la legge di Dio. […] Dove appare il vescovo ivi sia la comunità.” E il Papa? Nessun riferimento…poiché non esisteva. Ogni comunità cristiana era diretta dal proprio vescovo; era lui il rappresentante di Dio in terra, come il guru è il rappresentante di Dio secondo la tradizione dei Veda; ma i contratsi tra certi vescovi e la trasformazione dei cristianesimo in religione di stato spinse sempre più l’Impero e i sinodi a dare ad un vescovo poteri speciali sugli altri vescovi. Il Papa doveva garantire l’unità della religione all’interno dell’unità dell’Impero. In questo modo, però, il Cristianesimo divenne politica…e i Papi saranno sempre più figure di potere e di violenza. Il Papato e una teologia sempre più mossa da interessi politici hanno oscurato la luce del Cristo interiore ed esteriore, trasformando i preziosi insegnamenti in una triste parodia, oggi sotto gli occhi di tutti. In una società devastata dall’ignoranza spirituale la Resurrezione dei veri insegnamenti esoterici di Gesù è più che mai necessaria.

Valentino Bellucci

[:en]

vangeloHere the soul has found that it is the kingdom of God.
Meister Eckhart
In 325, at Nicaea, the first Ecumenical Council drew the theological ideology of the Imperial Church. The emperors could not accept a religion that did not have a precise doctrinal unity, it was not manageable nor from a social perspective or from a political perspective. But Christianity was a religion? Actually it was a mystical experience left by an initiation, a contact passed heart to heart. No sense single doctrine and a precise theology; for the early Christians of Jesus’ life could be told in countless ways and his own figure could not be contained in the cold prison of dogma … why hundreds, perhaps thousands, of gospels and various mystical schools exist, with different readings Christ; This is quite natural in a spiritual realm, just think of India, where divine figures such as Krishna and Shiva is read in many different ways …

This is not a problem for the initiate who knows he is on the way and in this way there He approaches and discovers the Absolute one step at a time, a gospel at a time. Before it was invented the figure of the Pope there were many bishops, each driving their own communities, with a reading of Christ’s unique and special. But for organized religion, political, institutional, all this wealth hermeneutics was just chaos … So it was decided to select some and exclude other Gospels: “In 367 Bishop Athanasius of Alexandria compiled a list of the works to be included in the New Testament. The list was ratified by the Council of Hippo in 393 and then by the Council of Carthage, held four years later. In these councils was a choice selection of works.

Concilio di Nicea
Concilio di Nicea


Some were collected to form the New Testament as we know it today, while others were contemptuously ignored. “It was the Council of Nicaea to decide the Canon of the Texts but it took a long and complex process that lasted for centuries. Actually already in the early centuries some Fathers had already proposed a selection, as Marcion and Irenaeus, but the imposition of such a choice will be made after the Imperial intervention, not so much of Constantine (who sympathized with certain visions ‘heretical’) as of Emperors like Massimo and Justinian. It must be said that the four official gospels and Canons were favorite and quoted by the Church Fathers as Origen and Justin, but that does not mean that the other gospels were considered unnecessary or bogus … Moreover, even the Gospels chosen and imposed underwent a remarkable work of tampering , by the bishops themselves, as revealed in a letter Clement of Alexandria: “… when Peter died a martyr, Mark came to Alexandria, bringing his writings and those of Peter, and they moved in his book pre-existing things suit encourage progress towards knowledge. He therefore composed a more spiritual Gospel for the use of those who were being perfected.

Marco Evangelista
Marco Evangelista


However not divulged yet the things that had to be said, or wrote down the teachings of the Lord gerofantici … […] But the stories already written he added other and also introduced certain sayings of which he knew the interpretation would lead listeners in ‘intimate … […] … dying left his composition to the church in Alexandria, where it is still carefully preserved and is read only to those who are initiated into the great mysteries. […] … That the Secret Gospel of Mark is the one must deny to the oath, because “the whole truth must be told to all people.” “The existence of an esoteric teaching of Jesus was well known to the Fathers of the Church and, as in all the schools of initiation, certain teachings were given only to those who were spiritually mature; for the masses were the parables, the precepts, the levels preparatory simpler. But the guard esotericism to destroy all traces there is an abyss! In the early centuries occurred just this passage from the Gospels of Mark secrets, Thomas (discovered recently), kept with awareness for those who could understand them ran to the systematic destruction of their traces, even persecuting those who followed and practiced a Christian way more mature, as the Gnostics. Not by chance we find in churches Gnostic teachings regarding vegetarianism and reincarnation. However, it was a long and complex process. Unfortunately, the rivalry between the various Bishops facilitated the imperial political desire to create a unified and dogmatic Church, the Church that later haunt with bonfires every dissident, every ‘heretic’ … Rather emblematic case is that of the theologian Valentino: “Valentino was very influential and among his followers had men as Ptolemy. Claiming to have at its disposal a body of “secret teachings” of Jesus […] Valentine and his followers were among the main targets of Irenaeus. […] Another target was Marcion […] who was the first who compiled a list of the canonical books of the Bible, a list that excluded the Old Testament. “It would be a very different Church without the violent and vengeful God of the Old Testament, but the loving God of Jesus could not be fully accepted by the Imperial Church: “… the God of Christians has drawn some of its features from the Roman Empire: Christianity took office in fact in the Roman Empire and was initially the ‘Emperor to have been the model land of God. […] Christian iconography has reinforced this idea because it corresponded to the attitude of the character stereotype seated, in particular by assigning it to God in the role during the Middle Ages becomes more and more important, what judge. “The God chosen by the Empire and the bishops corrupt judge is God, perfect transcendent image of the Emperor; a God who shows a bearded, gruff and shaking a hand ready to punish, sending the soul suffering eternal disobedient to God … This thing has to do with the Father mentioned by Jesus? Absolutely nothing. To discover the true message of Jesus will require a trip to the mystical and esoteric reading of the Gospels; then, perhaps, the reader will discover that God is not sitting but dance and does not judge, but simply loves.

L'Imperatore Costantino
L’Imperatore Costantino


Even the figure of the Pope is a copy of the Emperor, and precisely because of what the entire Middle Ages will be characterized by a constant struggle between the Papacy and the Empire … can not have two roosters in a henhouse. Initially, the Bishop of Rome was a bishop like any other and had no special powers; in his letters Ignatius Martyr writes: “All obey the bishop as Jesus Christ to the Father, and to the college of priests as the apostles; respected then the Deacons as the law of God. […] Where the bishop appears there is the community. “And the Pope? … Since there was no reference. Every Christian community was headed by its own bishop; he was God’s representative on earth, as the guru is God’s representative in the tradition of the Vedas; but contratsi among certain bishops and the transformation of Christianity into the state religion increasingly pushed the Empire and synods to give a bishop special powers over other bishops. The Pope was to ensure the unity of religion inside the Empire. In this way, however, Christianity became policy … and the Popes will increasingly figures of power and violence. The Papacy and a theology increasingly driven by political interests have obscured the light of Christ within and without, transforming the precious teachings in a sad parody, now under the eyes of all. In a society ravaged by ignorance of the true spiritual Resurrection esoteric teachings of Jesus it is more than ever necessary.


Valentino Bellucci

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