Pubblicato il Lascia un commento

Il Viaggio di Harmakis – Amore e Psiche

La favola di Amore e Psiche scritta da Lucio Apuleio all’interno delle Metamorfosi, è una vera e autentica fiaba, dove esistono atmosfere magiche e incantate come nella tradizione popolare. Un racconto da tutto il mondo conosciuto, di cui sono state date le più disparate interpretazioni, ma che affascina i lettori da quasi duemila anni. Del suo autore Apuleio, nato nel 125 d.C. nell’odierna Algeria, sappiamo che veniva da una famiglia molto ricca, si formò a Cartagine, studio filosofia ad Atene. Ritornato in Africa dove svolse attività di avvocato, conobbe Pudentilla, madre di un suo compagno di studi che sposò. Fu accusato di magia e stregoneria dalla quale si difese con una famosa orazione dal nome Apologia o De magia. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cartagine morendo presumibilmente nel 170 d.C. La favola di Amore e Psiche è una novella compresa nell’opera maggiore di Apuleio, L’asino d’oro.

Conduce: Leonardo Paolo Lovari

Voce Narrante: Rosanna Lia

Acquista Il Libro Amore e Psiche: https://www.harmakisedizioni.org/?pro…

#amoreepsiche #rosannalia #leonardopaololovari #harmakisedizioni #apuleio #anubitv #cupido #psiche #venere #apuleio

http://www.anubi.org

http://harmakisedizioni.org

Pubblicato il Lascia un commento

Antico Egitto: manuale di mummificazione

Mummia

Quando si parla di mummificazione, pensiamo subito ai faraoni e all’Antico Egitto: e a ragione, perché gli egizi sono stati pionieri e maestri nei procedimenti di conservazione dei defunti, considerati una vera e propria arte i cui segreti venivano tramandati principalmente per via orale. Fino a poco tempo fa eravamo a conoscenza di soli due testi sul tema: ora se ne aggiunge un terzo, un vero e proprio manuale sulla mummificazione, contenuto all’interno di un papiro medico. È il cosiddetto Papiro Louvre-Carlsberg, così chiamato per via della proprietà condivisa tra il museo francese del Louvre e la collezione di papiri della Carlsberg Foundation (Danimarca): lungo sei metri, risale al 1450 a.C. circa, ed è di ben mille anni più antico degli altri due manoscritti sulla mummificazione.

Il testo non è rivolto ai neofiti del mestiere, ma funge piuttosto da promemoria per gli addetti ai lavori: non tratta infatti le tecniche di base della mummificazione, ma descrive i dettagli di alcuni procedimenti, come la preparazione di unguenti e l’uso di diversi tipi di bende. In particolare spiega in che modo mummificare il volto del defunto, utilizzando sostanze ricavate da piante aromatiche e cotte in un liquido che il mummificatore spalmava su teli di lino rosso, che andavano poi appoggiati sul volto della futura mummia. «La descrizione di questo procedimento è uno dei dettagli più interessanti del manuale», afferma Sofie Schiødt, l’egittologa che ha revisionato il papiro.

Questa procedura, fino ad oggi sconosciuta, veniva ripetuta ogni quattro giorni, per 17 volte. La mummificazione durava in totale circa 70 giorni: i primi 35 servivano a svuotare e seccare il corpo, che nei restanti 35 giorni veniva avvolto, profumato e riposto nella bara. Negli intervalli tra un procedimento e l’altro, i mummificatori coprivano il cadavere con teli e bacchetti di incenso, che accendevano per tenere lontani insetti e scarafaggi. Un procedimento lungo e complicato, che si concludeva con la celebrazione di riti religiosi volti ad accompagnare il defunto nel suo viaggio nell’aldilà.

La Mummificazione – Pietro Testa

 

https://www.focus.it/cultura/storia/manuale-mummificazione-antico-egitto

Pubblicato il Lascia un commento

Rivelare il libro dell’Apocalisse (parte 1) – Adrian Gilbert

Rivelare i codici segreti nel Libro dell’Apocalisse. (Parte 1)

Quelli di voi che hanno letto il mio libro Segni Celesti potrebbero ricordare che ha fornito le date del 21 e 29 giugno 2000 come l’inizio degli “ore finali” come descritto nel Libro dell’Apocalisse. Le mie argomentazioni per scegliere queste date sono piuttosto dettagliate. Basti pensare che il punto centrale era che la figura dei capitoli 1-3 dell’Apocalisse chiamava “l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo” è simbolico della costellazione di Orione nel suo ruolo di guardiano; la posizione dello “stargate” di Orione è tale che il sole è posto lì al solstizio d’estate; e che il 29 giugno tutti e sette i “pianeti degli antichi” furono riuniti, come lampade, attorno a Orione.

Il quarto capitolo di Apocalisse inizia con le parole: “E dopo ciò [Giovanni] guardai, ed ecco, in cielo una porta aperta.” Parlo di queste parole con gli eventi che si svolgono nel cielo in quel momento, l’apertura simbolica “dello stargate” che si trova sopra Orione, all’incrocio dell’equatore eclittico e galattico e alla congiuntura delle costellazioni del Toro e Gemelli.

Questo capitolo continua con la visione del cielo di Giovanni e dei quattro cherubini collegati ai segni fissi dello zodiaco: il leone (Leone), il bue (Toro), l’uomo (Acquario) e l’aquila (Aquila a cui è legata Scorpione). La descrizione del trono di Dio ci dice che è seduto sopra o “Sopra” la creazione stellare; l’universo in cui Dio può essere incontrato di persona non è di questo mondo o anche quello delle stelle: è nei regni che sono “più alti” di tutta la creazione fisica.

Il capitolo 5 riguarda l’identificazione dell’Agnello (simbolico del Cristo risorto): l’unico essere abbastanza degno di aprire i sette sigilli che legano il rotolo dando i giudizi di Dio sulla Terra.

Il capitolo 6 documenta ciò che accade quando ciascuno di questi sigilli viene aperto, uno per uno. I primi quattro sigilli si riferiscono ai “Quattro cavalieri dell’Apocalisse”: Conquista imperiale, Guerra, Misurazione e Morte. Il quinto rivela le anime dei martiri e il loro appello alla vendetta contro coloro che li uccisero. Il sesto porta terremoti in quello che sembra essere un tempo di eclissi lunare a cui segue lo spostamento dell’asse terrestre. Questo porta paura e panico a tutti i vivi sulla terra, ricchi e poveri allo stesso modo, poiché insieme affrontiamo il giorno del giudizio.

Il capitolo 7 porta il suggellamento e la marcatura dei fedeli: prima i 144.000, con 12.000 di ciascuna delle dodici tribù di Israele; quindi una moltitudine enorme da tutte le altre nazioni della terra.

Il capitolo 8 porta l’apertura del settimo sigillo e all’inizio un grande silenzio. Questo è seguito dalle prime quattro trombe di sette angeli. Ogni esplosione porta una calamità sulla terra. Un terzo della terra viene bruciato, un terzo dei pesci nel mare viene ucciso quando viene colpito da una grande roccia e un terzo delle navi viene distrutto; una stella (asteroide?) chiamata assenzio colpisce la terra e rende amaro un terzo di fiumi e fontane; il sole, la luna e le stelle sono colpiti in modo che anche un terzo della loro luce sia offuscata.

Il capitolo 9 porta ulteriori calamità. Una “stella” (in questo caso sembrerebbe un essere angelico) cade sulla terra e apre la porta a un condotto che conduce all’inferno. Dall’albero emergono locuste demoniache con il potere di ferire gli uomini per cinque mesi. Questo termina il primo “guai” … e così continua.

Tutto ciò è terrificante se ciò che ho scritto in Segni Celesti è vero, potrebbe accadere molto presto. Potremmo discutere il significato di tutto il simbolismo in questi e altri capitoli e un giorno forse lo faremo. Tuttavia, ora voglio passare al capitolo 13.

Questo capitolo descrive la regola blasfema della “Bestia”. Viene descritta come sollevarsi dal mare, con dieci corna e sette teste e dieci diademi sulle sue teste. È descritta come un leopardo (cioè un grande gatto che caccia nel buio) ma con i piedi come un orso (potere schiacciante), la bocca come un leone (tiranico come un monarca assoluto). A questa bestia viene dato il potere del Drago e sebbene una testa della bestia sia ferita dal potere del drago, viene miracolosamente guarita.

Sospetto che ciò simboleggi la riemersione dell’Impero romano, che nel libro di Daniele è simboleggiato come un leopardo. Questa nuova “Bestia” sembrerebbe quindi rappresentare l’Unione Europea, che attraverso la furtività (leopardo) ha preso il potere dalle nazioni costituenti d’Europa e, sospetto, presto si unirà alla Russia: la nazione dell’ grande orso.

Gli uomini adorano il drago (cioè voltano le spalle alle idee di salvezza e autosviluppo e sprecano le loro energie psichiche sull’edonismo). A questa bestia viene dato il potere dal drago di dominare la terra per tre anni e mezzo.

È anche aiutato da una seconda bestia, che ha due corna come un agnello ma parla come un drago. Questo mi suggerisce una falsa parodia del cristianesimo (religione dell’Agnello): una chiesa che è satanica nei suoi insegnamenti sebbene sembri, almeno dall’esterno, l’articolo genuino. Questa chiesa, direi, è già tra noi e sta diffondendo falsi insegnamenti sulle origini e lo scopo dell’uomo.

Essere obbligati, a pena di morte, ad adorare l’immagine della bestia è un riferimento sia al Libro di Daniele (culto dell’immagine di Nabucodonosor) sia all’impero romano, dove tutte le persone dovevano adorare le statue di Cesare come se erano dei. Il rifiuto di fare questo è ciò che ha messo i primi cristiani in rotta di collisione con le autorità romane e ha portato al loro lancio su leoni, leopardi, orsi e altri animali selvatici.

Il drago stesso ha diversi significati come simbolo. Innanzitutto è la costellazione di Draco, che nell’antichità egizia conteneva l’allora stella nord Thuban. Come tale simboleggia il controllo dell’asse terrestre e dei vortici magnetici che entrano e escono dal nostro pianeta attraverso i poli. Ciò è strettamente collegato all’idea della reincarnazione e della nostra incapacità di individui di uscire dal ciclo della vita per fuggire attraverso le porte delle stelle. La nostra attuale stella polare si trova nella Costellazione dell’Orso, ma il drago si arriccia ancora.

Questo porta al secondo significato del drago che è “luce astrale” o “materiale” magnetico da cui sono fabbricati i nostri corpi astrale o “sangue”. Esotericamente, dobbiamo cristallizzare questo corpo per sfuggire all’attrazione magnetica della terra. Nel linguaggio cristiano è l’abito da sposa che dobbiamo indossare se vogliamo partecipare alle nozze di Cristo. È la corruzione di questo livello del nostro essere da parte dell’inquinamento del livello astrale che ci rende così difficile resistere alla tentazione. È come essere circondati da una nebbia di pensieri ed emozioni confusi che non sono nemmeno nostri: li prendiamo come una radio dall’astrale. In questa zuppa di piselli, non siamo in grado di manifestare la nostra vera identità e il nostro scopo di figli e figlie di Dio. Peggio ancora, non riusciamo a realizzare l’abito da sposa mentre sono vivi e siamo quindi costretti a tornare qui ancora e ancora.

Il terzo significato del drago è il percorso della luna. L’orbita della luna attraversa quella del sole (in realtà la terra) in due punti del cielo: il caput draconis (la testa del drago) e il cauda draconis (la coda del drago). Le eclissi possono verificarsi solo quando sia il sole che la luna si trovano l’uno o l’altro (o entrambi contemporaneamente) di questi punti.

Nella tradizione esoterica si dice che la luna prende energia magnetica dalla terra che altrimenti andrebbe a nutrire i corpi astrali dell’umanità. Possiamo fare volontariamente più di questa energia energetica (attraverso la preghiera, il digiuno e il sacrificio personale) e usarla per il pagamento o possiamo farcela prendere con forza attraverso la morte prematura in guerra. Questo, tuttavia, è un altro argomento che non voglio approfondire qui.

Il capitolo 13 si conclude con la rivelazione agghiacciante che non saremo in grado di acquistare o vendere nulla a meno che non abbiamo sul palmo o sulla fronte il “marchio della bestia”, che è il suo nome o il numero del suo nome. Questo, ci viene detto, è 666.

Nel prossimo saggio di questa serie, esamineremo il significato di questo numero. Questo è qualcosa che è stato deliberato dai filosofi per secoli. Tuttavia, ho alcune nuove idee che penso possano far luce su questo argomento e spero che scateneranno alcune discussioni tra noi al college.

Adrian Gilbert

Pubblicato il Lascia un commento

Le avventure di Belzoni, l’Indiana Jones italiano che riscoprì l’antico Egitto

Pochi sanno che il personaggio di Indiana Jones, nato dalla fantasia di George Lucas, è ispirato a un uomo realmente esistito. Per di più un italiano. Il suo nome era Giovanni Battista Belzoni, padovano, vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento. Se la vita di Indiana Jones vi pare avventurosa è perché non avete letto le memorie di Belzoni.

Per la gioia degli appassionati è appena uscita una nuova edizione di Viaggi in Egitto ed in Nubia, edito da Harmakis (pagg. 190, euro 16). Il volume, scritto e pubblicato da Belzoni nel 1820, dopo il suo definitivo ritorno dall’Egitto, e tradotto in varie lingue, ottenne uno straordinario successo e fece di lui un uomo famoso in tutto il mondo. Perfino lo zar Alessandro I lo ricevette a San Pietroburgo facendogli dono di un prezioso anello con topazio circondato da dodici diamanti. Belzoni era un individuo fuori del comune, fin dall’aspetto. Alto più di due metri, possedeva una forza prodigiosa: era capace di sollevare dieci uomini fatti salire su un sostegno caricato sulle spalle. Bello, sicuro di sé, dotato di autocontrollo, possedeva fascino e carisma a volontà. Non appena entrava in una stanza la gente lo guardava ammirata, come soggiogata dalla sua presenza. Lo stesso viceré d’Egitto, Muhammad Ali, uomo truce e spietato, rimase impressionato dai suoi modi rispettosi ma disinvolti.

Belzoni era nato nel 1778. Da ragazzo aveva assistito il padre nella sua bottega di barbiere. A sedici anni si era trasferito a Roma per compiere studi di ingegneria idraulica: qui si era appassionato all’archeologia. Ma alla calata delle truppe napoleoniche era fuggito alla chetichella, anche per evitare di venire arruolato nell’Armée. Raggiunta l’Inghilterra nel 1803 (Paese che prese ad amare quasi al pari di quello natio), si sposò con una giovane di Bristol, Sarah Banne. Deposte le speranze di trovare impiego nel campo dell’ingegneria idraulica (in Inghilterra gli studi in quel settore erano a uno stadio molto più avanzato), pensò di sfruttare le sue doti fisiche iniziando a esibirsi nei teatri popolari come «Sansone della Patagonia» prima, e come mago e prestigiatore poi, tra mani mozzate e donne segate in due. Divenne famoso anche per gli spettacoli acquatici, con tanto di battaglie navali simulate. Un periodo per il quale in seguito provò vergogna e che cercò in ogni modo di dimenticare (quando qualcuno glielo ricordava andava su tutte le furie).

Ma la sua vita andò incontro a una svolta durante il suo primo viaggio in Egitto (all’epoca una provincia dell’impero ottomano), dopo un breve soggiorno a Malta. Una volta giunto nella terra dei faraoni, ad Alessandria, con la moglie e il fedele servitore irlandese al seguito, dopo un periodo di quarantena dovuta alla peste che flagellava la città, entrò in contatto con gli ambienti legati ai servizi segreti britannici, che pensarono di servirsi di lui sia come informatore sia per il recupero di preziosi reperti archeologici situati in zone ad alto rischio. In quegli anni, anche grazie alla spettacolare spedizione napoleonica nella terra delle piramidi, con artisti e studiosi al seguito, divampava una febbre per tutto ciò che era egizio: gli obelischi sottratti al deserto andavano ad adornare le piazze parigine e londinesi, e mummie, sarcofaghi e statue cominciavano a riempire le sale dei principali musei europei.

In realtà Belzoni era venuto in Egitto per realizzare un’innovativa macchina idraulica per l’irrigazione dei campi da vendere al viceré, nella speranza di produrne in serie e arricchirsi. Ma alcuni funzionari di corte erano riusciti a far naufragare i suoi progetti sabotando il prototipo, che si era inceppato proprio sotto gli occhi implacabili di Muhammad Ali Pascià.

Rimasto senza un soldo Belzoni aveva accettato di lavorare per il console generale britannico, sir Henry Salt. A quel tempo era in corso una gara tra francesi e inglesi per il possesso dei più preziosi reperti sparsi nei vari siti archeologici dell’immenso Paese. Ben presto tra Belzoni, al servizio dei britannici, e Bernardino Drovetti, console generale di Francia con solide relazioni a corte, la rivalità raggiunse il culmine, e i due non si risparmiarono i colpi bassi, venendo perfino alle mani (inutile dire chi ebbe la peggio). Belzoni era tra i pochi che osavano avventurarsi lungo il Nilo fino all’Alto Egitto e perfino in Nubia, terra all’epoca selvaggia e pericolosissima, abitata da tribù bellicose, sempre in guerra tra loro; l’unico ad avere il fegato per calarsi in grotte buie e mefitiche, e ad avventurarsi lungo cunicoli bui e cosparsi di ossa e teschi umani. Durante queste spedizioni, a rischio della vita (in parecchie circostanze, armato delle sue inseparabili pistole, aveva dovuto dar prova di forza e sangue freddo, difendendosi dalla rapacità delle popolazioni locali e dei predoni del deserto), riuscì a riportare alla luce nell’arco di cinque anni (dal 1815 al 1819) reperti di immenso valore, poi trasportati in Inghilterra e venduti al migliore offerente, per lo più al British museum, dove ancora li possiamo ammirare. Gli scontri con Drovetti (parte della cui collezione fu ceduta nel 1824 al re di Sardegna, per poi trovare una degna collocazione nel Museo egizio di Torino) divennero sempre più frequenti e violenti, fino a sfociare in un processo a seguito del quale Belzoni fu costretto a lasciare l’Egitto per sempre (potendo contare il rivale sull’appoggio del viceré). L’inimicizia tra i due era divenuta leggendaria. Drovetti, esploratore e collezionista d’arte, uomo colto e dotato di grande fascino, aveva origini piemontesi, ma era legato a doppio filo a Napoleone; perciò dopo la definitiva caduta del corso venne richiamato in patria ma, rifiutatosi di obbedire, finì per mettersi al servizio del viceré d’Egitto: tornato in Piemonte molti anni dopo, morirà all’età di 76 anni a Torino (secondo alcuni in un manicomio).

Quanto a Belzoni, divenuto esperto di egittologia, nel corso delle sue spedizioni lungo il Nilo si rese protagonista di ritrovamenti e scoperte straordinarie. Dopo essere riuscito nell’impresa di trasportare da Luxor (l’antica Tebe) a Londra il colossale busto di Ramses II (che all’epoca si riteneva raffigurasse il mitologico re etiope Memnone, discendente del re troiano Priamo), per primo, nel 1817, riuscì a penetrare nel tempio rupestre di Abu Simbel, fatto erigere nel XIII secolo a. C. dal faraone Ramses II e all’epoca di Belzoni ritenuto inaccessibile. Il monumentale tempio, situato nell’attuale governatorato di Assuan, sulla riva del lago Nasser, era stato scoperto quattro anni prima dall’esploratore e orientalista svizzero Johann Ludwig Burckhardt, che divenuto amico dell’italiano lo aveva incoraggiato e appoggiato in molte delle sue imprese.

Dopo avere portato alla luce preziosissime statue a Karnak e nella Valle dei re (tra cui un’imponente statua di Amenofi III e il sarcofago di Ramses III, venduto a re Luigi XVIII e oggi esposto al Louvre), Belzoni riuscì dove molti avevano fallito, battendo sul tempo Drovetti che voleva impiegare dell’esplosivo per aprirsi un varco: fu lui infatti a individuare l’accesso alla piramide di Chefren, a Giza, all’interno della quale, come era solito fare, appose la sua vistosa firma (anche se ben presto fu chiaro che la piramide era stata violata seicento anni prima dagli arabi). Ma la sua scoperta di maggiore rilievo fu senz’altro il ritrovamento, nella Valle dei re, della meravigliosa tomba del faraone Seti I (padre di Ramses II), interamente decorata con pitture e bassorilievi in un tripudio di colori, e ancora oggi contrassegnata come tomba Belzoni.

Sembra incredibile ma tutto questo non bastò a fare di lui un uomo ricco. Avendo dovuto spesso sostenere personalmente le spese delle sue spedizioni (e forse non essendo tagliato per gli affari), dalla vendita dei numerosi reperti da lui condotti in Europa e dal successo del suo libro Belzoni ricavò appena di che estinguere i debiti accumulati negli anni. Deluso e scontento, anche perché snobbato dal mondo accademico che lo giudicava niente più che un dilettante e un avventuriero, nel 1823, dopo avere soggiornato a Padova (che lo accolse come un eroe), decise di imbarcarsi in una impresa folle ma che, a suo giudizio, lo avrebbe consegnato alla leggenda: sarebbe partito alla volta della leggendaria Timbuctù, la città dai tetti d’oro, nel Mali, e alla ricerca delle sorgenti del fiume Niger, nonostante la contrarietà della moglie (dal Benin e dal Mali, si diceva, nessun esploratore era mai tornato). E difatti il fato era in agguato: poco dopo essere sbarcato in Africa, nel golfo di Benin, e avere raggiunto il porto fluviale di Gwato, Belzoni fu assalito da una febbre violenta e, dopo avere tentato di curarsi con oppio e olio di ricino, morì di dissenteria. Non prima di avere sorbito una tazza di tè e avere scritto la sua ultima lettera indirizzata alla moglie (che per la prima volta aveva rifiutato di portare con sé nonostante le insistenze della donna). Era il 3 dicembre 1823. Fu sepolto ai piedi di un grosso albero, in una fossa profonda tre metri, sotto una lapide di pietra. Oggi della lapide non vi è traccia. E nemmeno l’albero si sa più quale sia.

http://www.ilgiornale.it/news/avventure-belzoni-lindiana-jones-italiano-che-riscopr-1741048.html

 

Pubblicato il Lascia un commento

La Guerra nell’Antico Egitto

Gli antichi Egiziani, grazie alla posizione geografica della loro terra, non erano un popolo guerriero, come lo furono altri dell’area medio – orientale. Nei primi periodi della loro civiltà ebbero milizie interne con compiti difensivi e offensivi riguardanti piccole rivalità tra distretti del paese: le uniche azioni guerresche erano dirette verso la Libia e la Nubia, principalmente per razziare e deportare schiavi per la mano d’opera.

Fu dopo la cacciata degli Hyksos che l’Egitto compose un nuovo quadro delle forze militari sotto il profilo logistico e di armamenti. L’esperienza della guerra contro il governo asiatico fu la molla che fece scattare l’epopea imperiale ed espansionistica rivolta principalmente verso la zona dell’Asia Minore, giungendo fino all’Eufrate e all’area meridionale dell’attuale Turchia.

In questo libro si sono voluti analizzare e descrivere i vari aspetti dell’arte militare degli antichi Egiziani, toccando anche il modo di pensare dei sovrani e dei soldati nei riguardi delle azioni guerresche e strategiche, a parte la connessione tra economia e guerra. Ci si troverà di fronte a degli usi che, se da un lato ci possono lasciare inquieti,
dall’altro sono manifestazioni dei modi di combattere di quei tempi.

A quell’epoca il coraggio del combattente era dimostrato nello scontro ravvicinato in cui entravano in ballo la determinazione e armi micidiali che in genere producevano ferite e morti atroci. La morte a distanza era poi inviata con armi da lancio, come frecce, lance, giavellotti e fionde, mentre la morte per calpestamento era provocata
dall’impatto tremendo con i carri da guerra trainati dalle pariglie di cavalli lanciati al galoppo sfrenato.

La guerra fu, è e sarà sempre un’azione tragica che spezza generazioni e getta nel disordine e nell’indigenza le nazioni: la Storia ha il compito di insegnare … ma l’uomo è un allievo dalla memoria labile!

Pietro Testa

SCARICA L’EBOOK

Pubblicato il Lascia un commento

Fedro – Platone

2017_1$largeimg30_Jan_2017_121506920

Socrate s’imbatte, nei pressi del Pireo, nel giovane Fedro, il quale, di ritorno da un incontro con Lisia, lo informa che l’oratore ha appena pronunciato un entusiasmante discorso sull’amore. Strada facendo i due scorgono un posto tranquillo lungo le rive del fiume Ilisso e si siedono sotto un platano, in pieno meriggio, in un incantevole prato. Socrate prega Fedro di riferirgli il discorso di Lisia.

La sostanza del discorso di Lisia che chi non ama è superiore a chi ama, e che dunque al non-amante deve concedersi chi ha caro se stesso. Le ragioni addotte da Lisia ruotano intorno al concetto che chi ama si trova in una condizione di scarsa lucidità mentale, il che lo rende spesso sgradevole e sempre inaffidabile.
Alla fine Socrate elogia la scaltrezza con cui Lisia è riuscito a dissimulare il fatto che in realtà ripete sempre gli stessi concetti, non più di due o tre, ed afferma che, anche rimanendo nel solco della tesi lisiana, molti argomenti potrebbero essere aggiunti. Sfidato da Fedro, Socrate, pur vergognandosi di improvvisarsi retore, glielo dimostra. Parlerà però a capo coperto, per l’imbarazzo di sostenere una tesi che non condivide.

L’errore più evidente di Lisia stato quello di non dare una definizione dell’oggetto del discorso, cioè l’amore: a ciò provvede Socrate, che, rimanendo nel solco della concezione negativa che ha Lisia dell’amore, lo definisce come “desiderio irrazionale di piacere che prevale sulla retta opinione, ha di mira la bellezza fisica e domina interamente chi lo prova”.

L’amante dunque è come un ammalato: non sopporta nulla che contrasti i suoi capricci, derivanti dal malessere che prova. Per questo tende, se può, a rendere suo schiavo l’amato, e per questo lo vuole in genere inferiore a sé (per età, per forza fisica o per altre ragioni) o, se non lo è, cerca di renderlo tale. Inoltre, quando guarisce dall’amore, diventa un altro uomo: di conseguenza non gl’importa pi nulla dell’amato. Questo rende evidente l’inconsistenza del sentimento d’amore, che è pertanto da giudicare negativo.
Alla fine Fedro, pur dichiarandosi pienamente convinto, chiede a Socrate di continuare il discorso: bisogna infatti chiarire perché il filosofo non condivida la tesi che pure ha brillantemente dimostrato. Socrate accondiscende, anche perché il suo dàimon lo sta rimproverando e gli chiede di fare ammenda del precedente discorso.

L’amore è follia, ma una divina follia (thèia manìa), ed è, come tutte le forme di divina follia, un dono divino: come tale non può che essere un bene: nasce dalla stessa radice da cui nascono l’arte e la profezia, altre forme di follia divina.

Per poter dimostrare quanto detto, bisogna prima aver chiara la natura dell’anima umana.
Essa è immortale [l’argomento, ampiamente svolto nel Fedone, viene qui riassunto nella considerazione che ciò che muove se stesso non cessa mai dal suo moto] e può essere paragonata ad una biga alata trainata da due cavalli e guidata da un auriga.

L’anima, prima di unirsi ad un corpo, vive in un mondo iperuranio, dove contempla le pure forme [le cosiddette Idee]; una volta incarnatasi, cioè contaminatasi con la materia, è costretta a successive reincarnazioni dopo la morte del corpo, con diversi destini a seconda del grado di avvicinamento al mondo delle Idee raggiunto in vita.

La vista della bellezza nei corpi provoca un estremo turbamento e un desiderio indefinibile e struggente di possesso, perché suscita in noi il confuso ricordo del Bello: le anime più elementari reagiscono a questo turbamento cercando il possesso fisico ed il piacere, perché confondono la bellezza con il corpo che ne è portatore; le anime più evolute avvertono un senso di smarrimento e di calore improvviso, un tormento e una specie di prurito, “come i bambini quando mettono i denti”: sono le ali dell’anima che spuntano, per riportarla in quel luogo dal quale essa proviene.

Ciò dipende dalla diversa indole dei due cavalli alati: uno, bianco, è di nobile temperamento, sensibile al richiamo dell’auriga; l’altro, nero, è rozzo e ribelle, e per di più completamente sordo. [Il primo cavallo rappresenta la componente volitiva, tò thymoeidès; il secondo cavallo rappresenta la componente appetitiva, tò epithymetikòn; l’auriga rappresenta l’elemento razionale, tò loghistikòn.

Se però alla fine l’auriga riesce a tenere a bada il cavallo nero, ecco che l’amore manifesta i suoi effetti potentemente positivi: anche l’amato si accorgerà prima o poi che l’innamorato coglie in lui la bellezza meglio di chiunque altro, ed a poco a poco finirà per desiderarne ardentemente la compagnia. L’amante, dal canto suo, si comporterà con rispetto e addirittura con venerazione, avendo riconosciuto nell’amato la componente divina del Bello.

Ma la confutazione di Socrate non finisce qui: neanche nel caso in cui l’amante e l’amato si lascino sopraffare dai sensi l’amore può essere definito un male: certo l’anima non metterà le ali, ma l’amore le infonderà almeno il desiderio di averle – se non in questa, in un’altra vita. Al contrario, chi non ha mai provato il vero amore resterà legato alla materia, ignorando ciò che la trascende.
Ben misera cosa appare dunque il rapporto con chi non ci ama, il quale, anche se animato dalle migliori intenzioni, non potrà dispensarci altro che beni terreni e c’insegnerà la grettezza, facendoci rotolare “per novemila anni intorno e sotto terra”.
A questo punto Fedro è costretto a riconoscere che Socrate ha parlato molto meglio di Lisia, il che offre lo spunto a Socrate per intavolare un altro discorso: cosa vuol dire “parlare bene” o “parlare male”? [E’ qui che Socrate narra il mito delle cicale, in origine uomini che per cantare si scordarono di mangiare e morirono: suppergiù la stessa fine che rischiano di fare ora lui e Fedro, che a forza di parlare si stanno dimenticando di tutto il resto].

ACQUISTA IL LIBRO FEDRO DI PLATONE

Pubblicato il Lascia un commento

Le Piramidi

pyramid-315298_640

Il termine piramide deriva dalla lingua greca e significa: “della forma del fuoco” (pyr = fuoco). Secondo l’enciclopedia multimediale wikipedia, alcuni storici ritengono invece che il termine piramide derivi dall’egiziano “per – em – us” che significa “ciò che va su”. Fin dai tempi antichi, in architettura, la piramide è stata una struttura largamente utilizzata con diverse funzioni: vennero erette piramidi come luoghi di culto, per scopi amministrativi, funerari, ed anche astronomici. Ma non è tutto qui. Oggi infatti si è scoperto tanto anche sul potere energetico di queste splendide strutture che da sempre affascinano e incuriosiscono gli uomini di tutto il mondo con i loro misteri. Grazie agli studi effettuati negli anni ‘40 del 900 da un rabdomante di nome Verne Camerun, si capì che le strutture a forma piramidale erano delle fonti energetiche di cui la massima energia si trovava ad 1/3 dell’altezza totale.

Non dimentichiamo la piramide di Tesla e i suoi studi sull’energia e i campi magnetici della terra secondo i quali, misurando tali campi, risultò che intorno ad alcune piramidi essi erano molto più intensi che in qualunque altro luogo. Venne anche stabilito che nella piramide di Cheope in Egitto, questi campi elettromagnetici, erano molto più intensi in prossimità del suo vertice. Ricordiamoci anche che Tesla per le sue ricerche, scoperte e teorie, morì in circostanze ancora oggi poco chiare. Prendiamo anche in considerazione che, anche se definita la tomba del Faraone, all’interno della piramide di Cheope non è mai stato trovato nulla che comprovasse che fosse proprio un luogo di sepoltura. Infatti, all’interno delle tombe dei Faraoni egiziani ritrovate nella Valle dei Re, sulle pareti sono presenti numerose pitture colorate, geroglifici e passi del Libro dei Morti. Cosa che non si riscontra invece sulle pareti delle piramidi che risultano spoglie e vuote. Per molti studiosi, questa è una prova che, la piramide di Cheope ma più in generale le piramidi egiziane, non siano delle tombe ma dei centri astronomici ed energetici. Negli anni sono stati fatti tantissimi esperimenti e studi in questo senso e chiunque di noi può (mantenendo le proporzioni della piramide di Cheope ad esempio), costruirsi una piccola piramide in casa e fare un semplice esperimento.

sudan

Non è importante il materiale di cui la vostra piramide sarà costruita, può essere di pietra, legno, carta, plexiglas, come volete, comunque potrete verificare che, qualunque alimento porrete al suo interno, ad un’altezza di 1/3 dal suo vertice, non si deteriorerà. Se vi porrete dei semi a germogliare, cresceranno più rapidamente e le piante saranno più resistenti rispetto ad altre piantate in modo tradizionale. Altra scoperta molto contrastata ed affascinante è quella che riguarda i poteri benefici riscontrati in alcune piramidi, come ad esempio la piramide del Sole a Visoko in Bosnia. Vedremo come molte persone che hanno visitato i tunnel sotto la piramide, al loro ritorno a casa, hanno successivamente dichiarato di averne tratto benefici sorprendenti per i loro disturbi (emicranie, artriti, sono solo un esempio). Non dimentichiamoci inoltre, che molti personaggi illustri della storia hanno voluto provare a passare una notte all’interno della piramide di Cheope proprio perché si è sempre sostenuto che abbia un forte potere energetico benefico. Personaggi del peso di Alessandro Magno, Giulio Cesare e Napoleone Bonaparte vollero fare questa esperienza.

Durante la sua campagna in Egitto, Napoleone, da sempre appassionato di archeologia, portò con se una squadra di esperti tra archeologi, scienziati, cartografi e durante tutta la campagna, portò via da questo paese un numero impressionante di antichi reperti, inclusa la Stele di Rosetta8 ritrovata per caso da un membro della sua spedizione. Lo stesso Hitler, fece fare numerosi studi sulla Grande Piramide (Cheope). Sul territorio dell’ex Unione Sovietica, a partire dal 1990 il matematico Alexander Golod, ha ideato e costruito 17 piramidi alte tra gli 11 e i 22 m. La più alta, che invece misura 44 m, si trova nei pressi di Mosca ed è stata costruita nel 1999. Secondo gli studi di Golod, queste piramidi avrebbero una potente influenza benefica su tutto ciò che l’energia da loro sprigionata raggiunge.

la-piramide-di-kukulkan-a-chichen-itza

Egli sostiene infatti che, costruendo delle piramidi con le giuste proporzioni armoniche, si possono avere come risultati degli effetti benefici sull’ambiente circostante di elevatissima potenza. Sulle piramidi di Golod sono stati fatti numerosi studi da medici, biologi, astronauti e i risultati sono stati assolutamente sorprendenti: sopra la piramide di 44 m, costruita vicino a Mosca, è stata rilevata una colonna di energia che si sprigiona dalla sua punta verso il cielo, come quella già riscontrata in altre piramidi antiche sparse nel mondo. Lo strato di ozono nei pressi della piramide è migliorato, in un pozzo di petrolio nelle vicinanze, lo stesso è divato meno viscoso e più facilmente estraibile, l’acqua sporca del vicino lago Seliger si è ripulita ed è tornata ad essere ripopolata di gamberi che erano scomparsi da decenni, il sistema immunitario degli animali che vivono nei pressi e sotto l’influenza dell’energia della piramide è molto più forte e i processi tumorali vengono addirittura bloccati, le stesse medicine diventano più efficaci e gli effetti collaterali si perdono.

E tutto questo solo grazie alla costruzione di una piramide. Sempre secondo gli studi di Golod, i cristalli sarebbero in grado di immagazzinare (registrare), tale energia e per avvalorare la sua tesi collocò alcuni di questi cristalli ricaricati nella piramide intorno ad alcune carceri. I risultati furono ottimi: meno suicidi e i crimini commessi nei luoghi di detenzione, assolutamente azzerati. Una maggiore armonia pervase tutto il luogo. Altra testimonianza interessante riguarda la costruzione di una piramide di 11 m sul tetto dell’ospedale di Togliatti, a Togliattigrad, in Russia. I riscontri hanno portato ad una diminuzione dei tempi di recupero della salute dei pazienti. Ma sono ancora tanti gli studi e le scoperte da fare in questo senso. Altro fatto molto affascinante che riguarda le piramidi è l’allineamento astronomico che alcune di esse hanno rispetto ad alcuni pianeti e stelle. Le piramidi egiziane per esempio, sono allineate con la costellazione di Orione. Ma non sono le uniche. Infatti anche molte piramidi in Sud America o quelle che troviamo in Italia, per esempio, lo sono. Nel corso del libro vedremo anche come negli ultimi anni alcune piramidi che prenderemo in esame, situate in diverse parti del mondo, siano state interessate da strani e comuni fenomeni. Sembra infatti documentato e fotografato che dalla cima di alcune di esse fuoriesca un forte raggio di luce (energia), che si perde in cielo.

Esattamente come nel caso della piramide di Golod costruita vicino a Mosca di cui ho parlato poco fa. Ogni volta che si parla di piramidi, che si nomina questa parola, il pensiero di ognuno di noi vola alle splendide e maestose piramidi egiziane, tra le più famose al mondo, che da sempre suscitano l’interesse e la curiosità dei più grandi studiosi di archeologia e storia antica di tutto il mondo. Esse sono in assoluto le più studiate e conosciute. Eppure tali fenomeni sono avvenuti in piramidi situate in paesi molto lontani tra loro come Cina, Sud America, Bosnia e, nonostante la distanza, sembrano essere tutte legate ed avvolte dallo stesso mistero. Sulle piramidi si è scritto e si è detto tantissimo negli ultimi decenni, in particolare sulle piramidi egiziane e su quelle del Sud America. Oggi sappiamo che nel mondo esistono tante altre piramidi oltre a queste, alcune meno conosciute e meno studiate, altre più note, altre appena scoperte e altre ancora tutte da scoprire.

Troviamo piramidi in Cina, in Bosnia, alle Canarie, in Indonesia, Russia, persino in Italia e molte di esse sembrano risalire addirittura a millenni prima di quelle egiziane che finora erano considerate le più antiche esistenti al mondo. Piramidi si trovano sul fondo di laghi o di mari, come la piramide rinvenuta al largo delle Azzorre, quella nel lago Fuxian in Cina o la presunta piramide scoperta dai sonar nei fondali del Triangolo delle Bermuda. Tutto il mondo è disseminato di piramidi, alcune delle quali sono venute alla luce negli ultimi anni, come quelle scoperte ad Orvieto (in Italia), o le presunte piramidi di Pantiacolla, rinvenute dai satelliti della NASA in una zona inesplorata e impervia della Foresta Amazzonica del Perù, al confine con il Brasile, sulle cui origini e autenticità ancora oggi ci sono molti pareri contrastanti.

cestia

Tante le piramidi di cui parleremo in questo libro e nel farlo ci renderemo anche conto di quanto in alcuni casi si cerchi di insabbiare ciò che è stato scoperto, o di impedire che vengano effettuati scavi archeologici o, addirittura ancor peggio, si cerchi di fare in modo che la scoperta finisca nel dimenticatoio del tempo. In molti casi, se i dati e i riscontri di alcune piramidi scoperte negli ultimi anni fossero confermati, bisognerebbe addirittura ridatare e riscrivere tutta la storia dell’umanità. Parleremo anche di mausolei, le antiche tombe costruite per conservare il corpo di personalità importanti, citandone i più significativi, enigmatici e misteriosi. Cercheremo di mettere insieme i tasselli di questo puzzle di antichi popoli che, nella volontà di tramandare le loro conoscenze ai posteri, sembrano essere stati accomunati dalla costruzione di questi splendidi edifici, siano essi piramidi egiziane, a gradoni o mausolei.

E poi ancora i cairn (costruzioni formate da pietre incastrate tra loro a secco), i tumuli Traci in Bulgaria… Vedremo anche, per gli amanti del complottismo, come in alcuni casi, per esempio in Ucraina, alla scoperta di nuove piramidi sia seguito lo scoppio di un conflitto con il coinvolgimento degli Stati Uniti. Nazione che compare sempre ogni qualvolta in un paese venga scoperta una piramide misteriosa. Scoperte di piramidi che, pare sempre più spesso, per motivi sconosciuti, molti poteri forti cerchino sempre di insabbiare, nascondere o di far finire nel dimenticatoio del tempo. In molti sostengono infatti che governi, Chiesa e poteri forti, cerchino da sempre di impedire all’uomo di conoscere quali siano le sue reali origini e quale sia il vero scopo della costruzione delle piramidi. Questo libro vuole essere un punto di riflessione su qualcosa che magari abbiamo “sotto il naso” da sempre e su cui, probabilmente, non ci siamo mai soffermati a riflettere. Come è possibile che in luoghi così distanti sul nostro pianeta e in epoche così remote, siano state costruite piramidi (a gradoni o non), mausolei o altre imponenti strutture simili, tutte accomunate da allineamenti astronomici, tutte circondate dagli stessi miti e leggende che parlano di esseri venuti dal cielo a portare la conoscenza? Queste alcune delle domande che dovremo farci visto soprattutto, come vedremo di seguito, l’enorme quantità di piramidi che popola il mondo, senza contare quelle ancora da scoprire.

Tratto da: Piramidi nel Mondo di Sabrina Stoppa – Harmakis Edizioni

STOPPA

Acquista il Libro

Pubblicato il Lascia un commento

Cosa sono i Campi Morfogenetici secondo Rupert Sheldrake

campo_morfogenetico
Forse è arrivato il momento di chiedersi se uno studio serio e approfondito dei campi morfogenetici e delle loro proprietà possa dare risultati migliori, nel campo della morfogenesi e della parapsicologica, delle ricerche basate su una più classica impostazione materialista. Ma se il mondo scientifico continua a essere diffidente verso questo percorso alternativo, chiaramente questi nuovi studi impiegheranno molto più tempo per svilupparsi, e ciò avrà un costo sociale e nazionale. Fenomeni simili hanno impedito il progresso anche in molte aeree della medicina alternativa. Nel presente articolo non intendiamo affrontare quest’ultimo punto; ciò che faremo è commentare l’opera di Sheldrake, soprattutto per quanto riguarda la stretta affinità tra le sue idee e il concetto dell’indeterminatezza quantica.
Ci rendiamo conto che molte idee che esponiamo in “Science Within Consciousness” necessitano di ulteriori approfondimenti. Non ci scusiamo per questo. Nessuna scienza è mai completamente in grado di spiegare il mondo, né viene mai sviluppata fino in fondo. Il massimo che possiamo fare è indicare quei punti in cui riteniamo che occorrono chiarimenti e unificazioni, e tentare di offrirli noi stessi laddove è possibile. Questo è un altro degli scopi del presente articolo.Quanto segue è una sintesi delle idee di Sheldrake contenute nel suo libro A New Science of Life e nei successivi Seven Experiments that could Change the World e Dogs that Know When their Masters are Coming Home. Forse è arrivato il momento di chiedersi se uno studio serio e approfondito dei campi morfogenetici e delle loro proprietà possa dare risultati migliori, nel campo della morfogenesi e della parapsicologica, delle ricerche basate su una più classica impostazione materialista. Ma se il mondo scientifico continua a essere diffidente verso questo percorso alternativo, chiaramente questi nuovi studi impiegheranno molto più tempo per svilupparsi, e ciò avrà un costo sociale e nazionale. Fenomeni simili hanno impedito il progresso anche in molte aeree della medicina alternativa. Nel presente articolo non intendiamo affrontare quest’ultimo punto; ciò che faremo è commentare l’opera di Sheldrake, soprattutto per quanto riguarda la stretta affinità tra le sue idee e il concetto dell’indeterminatezza quantica. Ci rendiamo conto che molte idee che esponiamo in “Science Within Consciousness” necessitano di ulteriori approfondimenti. Non ci scusiamo per questo. Nessuna scienza è mai completamente in grado di spiegare il mondo, né viene mai sviluppata fino in fondo. Il massimo che possiamo fare è indicare quei punti in cui riteniamo che occorrono chiarimenti e unificazioni, e tentare di offrirli noi stessi laddove è possibile. Questo è un altro degli scopi del presente articolo. Quanto segue è una sintesi delle idee di Sheldrake contenute nel suo libro A New Science of Life e nei successivi Seven Experiments that could Change the World e Dogs that Know When their Masters are Coming Home.

I Campi morfogenetici
La scienza materialista non è un complesso unificato. Studiando sistemi di complessità sempre maggiore, questi ultimi sembrano sviluppare un proprio sistema di proprietà assiomatiche. La scienza materialista, come è noto, sostiene che dalla meccanica quantistica delle particelle subatomiche si può derivare la meccanica quantistica delle strutture atomiche e molecolari, e da queste ultime le proprietà chimiche delle sostanze, che a loro volta spiegano i fenomeni vitali e sono alla base della psicologia, della sociologia, dell’economia e della cosmologia. Ovunque sia possibile, questi passaggi sono stati studiati, spesso con risultati soddisfacenti. Tuttavia, lo studio di alcuni di essi presenta grandi difficoltà. Nel caso della meccanica quantistica, le difficoltà sembrano inerenti alla disciplina stessa: la transizione dallo stato di potenza a quello di attualità non è spiegabile, ora come ora, all’interno della meccanica quantica. Le altre transizioni, incluse le interazioni non-lineari dei costituenti, danno luogo a insormontabili difficoltà di calcolo, che rendono necessaria la creazione di nuovi assiomi sulle macrostrutture emergenti da tali complesse interazioni. Studiamo la Fisica nucleare, la Fisica atomica, la Fisica classica (incluse la Fisica ottica e geometrica), la Fisica molecolare, la Chimica, la Biologia, la Psicologia, la Sociologia, ognuna come una disciplina a se stante, con le sue proprie leggi. Ora invece torniamo a esse, cercando di integrare il nostro sapere con le teorie di Rupert Sheldrake.I Campi morfogenetici La scienza materialista non è un complesso unificato. Studiando sistemi di complessità sempre maggiore, questi ultimi sembrano sviluppare un proprio sistema di proprietà assiomatiche. La scienza materialista, come è noto, sostiene che dalla meccanica quantistica delle particelle subatomiche si può derivare la meccanica quantistica delle strutture atomiche e molecolari, e da queste ultime le proprietà chimiche delle sostanze, che a loro volta spiegano i fenomeni vitali e sono alla base della psicologia, della sociologia, dell’economia e della cosmologia. Ovunque sia possibile, questi passaggi sono stati studiati, spesso con risultati soddisfacenti. Tuttavia, lo studio di alcuni di essi presenta grandi difficoltà. Nel caso della meccanica quantistica, le difficoltà sembrano inerenti alla disciplina stessa: la transizione dallo stato di potenza a quello di attualità non è spiegabile, ora come ora, all’interno della meccanica quantica. Le altre transizioni, incluse le interazioni non-lineari dei costituenti, danno luogo a insormontabili difficoltà di calcolo, che rendono necessaria la creazione di nuovi assiomi sulle macrostrutture emergenti da tali complesse interazioni. Studiamo la Fisica nucleare, la Fisica atomica, la Fisica classica (incluse la Fisica ottica e geometrica), la Fisica molecolare, la Chimica, la Biologia, la Psicologia, la Sociologia, ognuna come una disciplina a se stante, con le sue proprie leggi. Ora invece torniamo a esse, cercando di integrare il nostro sapere con le teorie di Rupert Sheldrake.
Come sottolinea Sheldrake, quando si cerca di predire il comportamento di grandi aggregati in termini di comportamento dei loro singoli componenti, ci si trova di fronte al fatto che l’aggregato può presentare molte configurazioni stabili di energia relativamente minima. La configurazione che un aggregato può assumere dipende in larga misura dalle condizioni iniziali imposte al sistema: la teoria del caos dimostra come mutamenti infinitesimali di queste condizioni possono produrre enormi cambiamenti, quindi è praticamente impossibile predire la configurazione dell’aggregato.
Ciò vale a esempio per i cristalli, gli enzimi, il comportamento animale o delle società (confrontare l’analisi di Rene Thom riguardo la “Teoria della catastrofe”). “… Niente ci autorizza a dire che [le attuali teorie della Fisica] … possano spiegare il formarsi di una di queste possibili strutture anziché di un’altra”. Sheldrake postula che la determinazione di una struttura dipende da un campo esterno di influenza associato al processo di formazione della struttura stessa. Questo cosiddetto campo morfogenetico porta con sé il “programma”, per così dire, del processo di formazione.Sheldrake postula che tale programma si sviluppa nel campo tramite strutture precedenti formatesi sotto la guida del campo. Ciò ricorda molto da vicino il modo in cui le cellule cerebrali sono all’origine della consapevolezza individuale nel contesto (ipotizzato da >>>Goswami) della separazione tra la consapevolezza individuale e quella universale.

A ogni modo, c’è una grande differenza nei due meccanismi postulati: quello ipotizzato inizialmente da Goswami (cioè la transizione dalla consapevolezza universale a quella individuale) e quello di Sheldrake. In entrambi i casi, le strutture in questione hanno proprietà classiche, donde la memoria: nel caso dei neuroni o delle cellule individuali, essa sorge dal termine non-lineare dell’equazione many-body approssimata di Schroedinger; nel caso di Sheldrake sorge dalla complessità della struttura dell’organismo. L’indeterminatezza della struttura è meccanico-quantica nel caso delle cellule, mentre nel caso degli organismi è dovuto alla natura caotica (nel senso della teoria del caos) della struttura emergente.Come sottolinea Sheldrake, quando si cerca di predire il comportamento di grandi aggregati in termini di comportamento dei loro singoli componenti, ci si trova di fronte al fatto che l’aggregato può presentare molte configurazioni stabili di energia relativamente minima. La configurazione che un aggregato può assumere dipende in larga misura dalle condizioni iniziali imposte al sistema: la teoria del caos dimostra come mutamenti infinitesimali di queste condizioni possono produrre enormi cambiamenti, quindi è praticamente impossibile predire la configurazione dell’aggregato. Ciò vale a esempio per i cristalli, gli enzimi, il comportamento animale o delle società (confrontare l’analisi di Rene Thom riguardo la “Teoria della catastrofe”). “… Niente ci autorizza a dire che [le attuali teorie della Fisica] … possano spiegare il formarsi di una di queste possibili strutture anziché di un’altra”. Sheldrake postula che la determinazione di una struttura dipende da un campo esterno di influenza associato al processo di formazione della struttura stessa. Questo cosiddetto campo morfogenetico porta con sé il “programma”, per così dire, del processo di formazione. Sheldrake postula che tale programma si sviluppa nel campo tramite strutture precedenti formatesi sotto la guida del campo. Ciò ricorda molto da vicino il modo in cui le cellule cerebrali sono all’origine della consapevolezza individuale nel contesto (ipotizzato da >>>Goswami) della separazione tra la consapevolezza individuale e quella universale. A ogni modo, c’è una grande differenza nei due meccanismi postulati: quello ipotizzato inizialmente da Goswami (cioè la transizione dalla consapevolezza universale a quella individuale) e quello di Sheldrake. In entrambi i casi, le strutture in questione hanno proprietà classiche, donde la memoria: nel caso dei neuroni o delle cellule individuali, essa sorge dal termine non-lineare dell’equazione many-body approssimata di Schroedinger; nel caso di Sheldrake sorge dalla complessità della struttura dell’organismo. L’indeterminatezza della struttura è meccanico-quantica nel caso delle cellule, mentre nel caso degli organismi è dovuto alla natura caotica (nel senso della teoria del caos) della struttura emergente.

Comunque, tale differenza nel meccanismo del collasso non deve necessariamente essere fondamentale. Quando Goswami analizza l’Evoluzione, ascrive il campo morfogenetico alle cellule individuali, in modo tale che considerazioni meccanico-quantiche bastano a condurci all’indeterminatezza. Invece, il campo di Sheldrake prende in considerazione l’organismo intero, che è più in linea con il fenomeno morfogenetico da esso spiegato. Quindi, almeno per la morfogenesi, può essere più ragionevole postulare che il collasso non avviene al livello della cellula individuale, ma dell’organismo. L’indeterminatezza fondamentale è ancora quanto-meccanica, cioè provocata dalla sensibilità della struttura a piccoli cambiamenti delle condizioni iniziali, al livello degli atomi costituenti.

Goswami analizza due fenomeni collegati all’individuo: la consapevolezza individuale e la morfogenesi (collegata a quello che egli spesso chiama il Corpo Vitale: la consapevolezza individuale di cui il Corpo Mentale è una componente). Parleremo in seguito di un altro fenomeno da lui studiato, cioè dell’evoluzione. Per ora, vogliamo solo ricordare che la sua analisi di quest’ultima tratta soprattutto dell’evoluzione delle nuove specie e della morfogenesi durante lo sviluppo dell’embrione. Invece, nel campo morfogenetico di Sheldrake, l’influenza tra membri delle specie è studiata attraverso il fenomeno della risonanza morfica, simile alla telecinesi. Con Sheldrake, la telecinesi diventa un costrutto teorico. “Science Within Consciousness”, usando il quadro del collasso quantico simultaneo, è riuscita a spiegare questo fenomeno in modo soddisfacente. Sheldrake ha analizzato la relazione tra l’eredità classica a la risonanza morfica.Comunque, tale differenza nel meccanismo del collasso non deve necessariamente essere fondamentale. Quando Goswami analizza l’Evoluzione, ascrive il campo morfogenetico alle cellule individuali, in modo tale che considerazioni meccanico-quantiche bastano a condurci all’indeterminatezza. Invece, il campo di Sheldrake prende in considerazione l’organismo intero, che è più in linea con il fenomeno morfogenetico da esso spiegato. Quindi, almeno per la morfogenesi, può essere più ragionevole postulare che il collasso non avviene al livello della cellula individuale, ma dell’organismo. L’indeterminatezza fondamentale è ancora quanto-meccanica, cioè provocata dalla sensibilità della struttura a piccoli cambiamenti delle condizioni iniziali, al livello degli atomi costituenti. Goswami analizza due fenomeni collegati all’individuo: la consapevolezza individuale e la morfogenesi (collegata a quello che egli spesso chiama il Corpo Vitale: la consapevolezza individuale di cui il Corpo Mentale è una componente). Parleremo in seguito di un altro fenomeno da lui studiato, cioè dell’evoluzione. Per ora, vogliamo solo ricordare che la sua analisi di quest’ultima tratta soprattutto dell’evoluzione delle nuove specie e della morfogenesi durante lo sviluppo dell’embrione. Invece, nel campo morfogenetico di Sheldrake, l’influenza tra membri delle specie è studiata attraverso il fenomeno della risonanza morfica, simile alla telecinesi. Con Sheldrake, la telecinesi diventa un costrutto teorico. “Science Within Consciousness”, usando il quadro del collasso quantico simultaneo, è riuscita a spiegare questo fenomeno in modo soddisfacente. Sheldrake ha analizzato la relazione tra l’eredità classica a la risonanza morfica.

L’analisi di Sheldrake della morfogenesi non si limita a spiegare l’esistenza del campo morfogenetico; include il meccanismo attraverso cui una struttura biologica parzialmente formata (il germe morfogenetico) si collega al campo morfogenetico di una specie, che poi guida la crescita del resto della forma. Finora, nessuna indagine è stata condotta per verificare se la spiegazione quanto-meccanica del corpo vitale può venire estesa a questo fenomeno.

Il corpo vitale nei sogni
Un altro punto da analizzare riguardo il corpo vitale, a parte la sua connessione con la morfogenesi, è l’interpretazione di esso come del portatore di emozioni, come fa Goswami nella sua interpretazione dei sogni. Per la nostra mentalità, considerare il corpo vitale un portatore di morfogenesi e di emozioni lascia molto a desiderare, a meno che non si facciano ulteriori supposizioni.

Il quadro di Sheldrake sembra fornire le supposizioni richieste, a patto che siano uniformabili al quadro della meccanica quantistica. Sheldrake postula che ogni struttura trasporta il suo campo morfogenetico. Se una struttura del tipo di un organismo incorpora sub-organismi di natura diversa, il campo morfogenetico dell’organismo incorpora i campi dei sub-organismi. Ovvero, non esiste un unico campo morfogenetico: i campi degli individui sono incorporati in quelli della specie, e campi di aspetti diversi di un individuo interagiscono. La loro interazione dà origine ad altri campi. I campi formano quello che si potrebbe descrivere come un continuum. Da questo punto di vista, si può ipotizzare che quelle che chiamiamo emozioni sono determinate in parte dal corpo mentale e in parte dal corpo vitale, ovvero sono un prodotto della loro interazione.L’analisi di Sheldrake della morfogenesi non si limita a spiegare l’esistenza del campo morfogenetico; include il meccanismo attraverso cui una struttura biologica parzialmente formata (il germe morfogenetico) si collega al campo morfogenetico di una specie, che poi guida la crescita del resto della forma. Finora, nessuna indagine è stata condotta per verificare se la spiegazione quanto-meccanica del corpo vitale può venire estesa a questo fenomeno. Il corpo vitale nei sogni Un altro punto da analizzare riguardo il corpo vitale, a parte la sua connessione con la morfogenesi, è l’interpretazione di esso come del portatore di emozioni, come fa Goswami nella sua interpretazione dei sogni. Per la nostra mentalità, considerare il corpo vitale un portatore di morfogenesi e di emozioni lascia molto a desiderare, a meno che non si facciano ulteriori supposizioni. Il quadro di Sheldrake sembra fornire le supposizioni richieste, a patto che siano uniformabili al quadro della meccanica quantistica. Sheldrake postula che ogni struttura trasporta il suo campo morfogenetico. Se una struttura del tipo di un organismo incorpora sub-organismi di natura diversa, il campo morfogenetico dell’organismo incorpora i campi dei sub-organismi. Ovvero, non esiste un unico campo morfogenetico: i campi degli individui sono incorporati in quelli della specie, e campi di aspetti diversi di un individuo interagiscono. La loro interazione dà origine ad altri campi. I campi formano quello che si potrebbe descrivere come un continuum. Da questo punto di vista, si può ipotizzare che quelle che chiamiamo emozioni sono determinate in parte dal corpo mentale e in parte dal corpo vitale, ovvero sono un prodotto della loro interazione.

Goswami basa la sua interpretazione dei sogni quasi direttamente sul Vedanta, i cui concetti di consapevolezza universale e individuale sembrano sostenere le sue idee. Comunque, non sembra né necessario né desiderabile attenersi troppo fedelmente al modello del Vedanta. Quest’ultimo, dopo tutto, è solo l’inizio di una grande scienza: non possiamo aspettarci che in esso tutto sia chiaramente definito. Allo stesso modo, nessuna affermazione di “Science Within Consciousness” può essere ritenuta la risposta definitiva. Forse è meglio ritenere i cinque corpi del Vedanta un’utile approssimazione del continuum dei corpi (campi), allo stesso modo in cui parole come blu, rosso, giallo creano utili suddivisioni nello spettro ottico. Se dobbiamo prendere sul serio una concezione del genere, occorrono studi molto più approfonditi sul fenomeno del collasso (meccanico quantico o all’interno della teoria del caos). Quello che finora abbiamo delineato è solo l’abbozzo a grandi linee di un quadro generale; una teoria completa richiederà molto tempo ancora per venire alla luce. Perché ciò avvenga, un numero assai più vasto di scienziati deve cominciare a lavorare su questo quadro.

Un problema evolutivo

“Science Within Consciousness” ha cercato di usare il concetto di Consapevolezza Universale per superare alcune difficoltà incontrate dai biologi nello studio dell’evoluzione da un punto di vista neo-darwiniano. Il fenomeno dell’equilibrio punteggiato è stato studiato in modo abbastanza dettagliato. Si è notato spesso che, dopo un periodo di cambiamenti omeostatici in una specie attraverso le selezioni naturali, si forma improvvisamente una nuova specie. Questa specie non può essere spiegata come il risultato del cambiamento di alcuni geni nella specie antica: un numero molto grande di geni cambia simultaneamente. Nessuno di questi cambiamenti darebbe origine a un mutamento evolutivamente significativo. Questo fenomeno si ritiene provocato da molti cambiamenti potenziali nella struttura avvenuti nel corso di un lungo arco di tempo, fino alla comparsa di una significativa struttura potenziale, la cui consapevolezza a quel punto collassa in stato di attualità.Goswami basa la sua interpretazione dei sogni quasi direttamente sul Vedanta, i cui concetti di consapevolezza universale e individuale sembrano sostenere le sue idee. Comunque, non sembra né necessario né desiderabile attenersi troppo fedelmente al modello del Vedanta. Quest’ultimo, dopo tutto, è solo l’inizio di una grande scienza: non possiamo aspettarci che in esso tutto sia chiaramente definito. Allo stesso modo, nessuna affermazione di “Science Within Consciousness” può essere ritenuta la risposta definitiva. Forse è meglio ritenere i cinque corpi del Vedanta un’utile approssimazione del continuum dei corpi (campi), allo stesso modo in cui parole come blu, rosso, giallo creano utili suddivisioni nello spettro ottico. Se dobbiamo prendere sul serio una concezione del genere, occorrono studi molto più approfonditi sul fenomeno del collasso (meccanico quantico o all’interno della teoria del caos). Quello che finora abbiamo delineato è solo l’abbozzo a grandi linee di un quadro generale; una teoria completa richiederà molto tempo ancora per venire alla luce. Perché ciò avvenga, un numero assai più vasto di scienziati deve cominciare a lavorare su questo quadro. Un problema evolutivo “Science Within Consciousness” ha cercato di usare il concetto di Consapevolezza Universale per superare alcune difficoltà incontrate dai biologi nello studio dell’evoluzione da un punto di vista neo-darwiniano. Il fenomeno dell’equilibrio punteggiato è stato studiato in modo abbastanza dettagliato. Si è notato spesso che, dopo un periodo di cambiamenti omeostatici in una specie attraverso le selezioni naturali, si forma improvvisamente una nuova specie. Questa specie non può essere spiegata come il risultato del cambiamento di alcuni geni nella specie antica: un numero molto grande di geni cambia simultaneamente. Nessuno di questi cambiamenti darebbe origine a un mutamento evolutivamente significativo. Questo fenomeno si ritiene provocato da molti cambiamenti potenziali nella struttura avvenuti nel corso di un lungo arco di tempo, fino alla comparsa di una significativa struttura potenziale, la cui consapevolezza a quel punto collassa in stato di attualità.

Questo quadro attribuisce alla Consapevolezza una proprietà che non era tra quelle da noi usate per spiegare altri fenomeni come la consapevolezza individuale o l’origine del campo morfogenetico. Qui stiamo immaginando la Consapevolezza dotata di una specifica struttura “in mente” degna di venire attesa. Questa proprietà non concorda con il concetto vedantico dell’unità indifferenziata, che è un importante principio guida nel nostro modello. È possibile che tali punteggiature nell’equilibrio si verificano per formare molte nuove specie, alcune delle quali passano il test della selezione naturale, altre no. Ma a questo punto ci si può anche chiedere in che modo i collassi accadono solo quando una significativa combinazione di geni è disponibile in potenza. Dobbiamo forse dire che se un collasso accade prima che tutti i geni siano al loro posto, le specie corrispondenti non nascono solo perché le leggi della biologia non permettono a tali specie di esistere? O forse bisogna fare ricorso a quello sconcertante concetto del Vedanta secondo cui la Consapevolezza, essendo senza dualità, ricerca quest’ultima attraverso determinate creazioni?
Allo stato presente delle conoscenze, possiamo solo dire che esistono alcune proprietà della consapevolezza che vanno chiarite, e che allo scheletro della teoria dell’evoluzione qui abbozzata va aggiunta ancora un po’ di carne.

Fonte: Science Within Consciousness: http://www.swcp.com/~hswift/swc/Winter00/Banerji0002.htm

 

Pubblicato il Lascia un commento

Il “Manoscritto di Voynich”, il libro più misterioso del mondo.”

COPE1 1006194

“Il “Manoscritto di Voynich”, il libro più misterioso del mondo.” Così lo definisce Paolo Cortesi, scrittore, bibliotecario e saggista che si occupa da anni di filosofia e di storia. E non c’è una definizione più indovinata di questa. Ci sono dei testi antichi come “Il Libro di Thot”, “Le Stanze di Dzyan”, “Il Manoscritto di Mathers”, la stessa “Bibbia” di cui ne conosciamo il contenuto nei dettagli. Ma del “Manoscritto di Voynich” siamo in alto mare. Come vedremo, fino dalla sua comparsa per opera di John Dee, è stata un’incognita totale. E questo ha dato luogo a tante interpretazioni diverse che cadono nell’assurdo e nel fantastico, che hanno portato solo confusione, spaccature e misteri. La conseguenza di queste diatribe che sono durate secoli, è che hanno condannato questo piccolo manoscritto ad una fine ingloriosa: sei un falso! Cioè una invenzione totale, sia della scrittura che sarebbe senza senso e dei disegni.

Ho iniziato ad analizzare il “Manoscritto di Voynich” spinto dalla curiosità, considerandolo prima di tutto un “prodotto” umano, fatto da uomini per altri uomini. Ho lasciato da parte l’immaginazione ed allargato il campo di ricerca nel mondo medioevale e tardo-rinascimentale, rintracciando quella “sapienza” che è stata volutamente persa nei secoli. Non ho quindi relegato questo manoscritto nelle scappatoie del mistero, che è, purtroppo, un terreno fangoso da cui difficilmente si riesce a scappare. Non mi piace parlare di “Mistero” nel senso stretto della parola, cioè come fosse un limite, perché non ci permette di andare “oltre” ed è come un alibi per nascondere il sapere e neppure del termine “Falso”, che presupporrebbe che ci sia stato un originale da contraffare.Quando ci troviamo di fronte a qualcosa di sconosciuto, le reazioni possono essere diverse. Molti si nascondono dietro alle pareti dell’arcano, delle magie, dei ripieghi più strani. Ma non è sempre così: c’è una logica dietro ad ogni cosa, anche se l’ignoto è parte integrante della vita dell’uomo.

COPE 1006101

Capita che, certe volte, trasciniamo la nostra mente in una spirale irreversibile posta sotto la cupola del mistero e tentiamo di trovare in lungo e in largo quelle spiegazioni che poi stanno sotto i nostri occhi. In realtà la maggior parte delle cose più inquietanti ha come risvolto una risposta semplice. Le nostre informazioni sulle origini del mondo sono ferocemente limitate, a causa della mancanza di una documentazione scritta. Lo scrittore francese René Etiemble (1909–2002) scrive a questo proposito: “Gli uomini nascono e muoiono da milioni di anni, ma scrivono solo da seimila anni.” Sì, da seimila anni usufruiamo della scrittura per “fissare” la memoria degli uomini. Un esempio: i Sumeri che hanno utilizzato delle tavolette di argilla come supporto per i loro caratteri cuneiformi. In seguito le civiltà successive hanno perfezionato il materiale su cui scrivere; dai papiri siamo passati ad usare le pelli di animali che ci hanno permesso di creare i primi libri, in modo tale che il grande patrimonio culturale e storico delle epoche lontane arrivasse fino a noi: un immenso sapere che le antiche civiltà, oggi scomparse, ci hanno lasciato.

COPE 1006209 elaborata

Grazie alla loro lungimiranza, gran parte delle tradizioni che una volta si tramandavano oralmente sono giunte fino ai giorni nostri, nonostante che questo patrimonio storico dell’umanità sia stato depauperato nei secoli passati. Come è successo nell’incendio della Biblioteca di Alessandria, dove sono stati bruciati ben 700.000 volumi prima per mano dei Romani, nel 45 a.c., poi da parte dei musulmani nel 642 d.c. Anche durante il Medioevo è proseguita la distruzione dei libri non in linea con il pensiero religioso. Comunque, le fiamme dei roghi non sono riuscite a bruciare totalmente l’antica memoria storica. A proposito di questa consuetudine, al Museo del Prado a Madrid si trova un quadro significativo di Pedro Berreguete (1450–1504), raffigurante “Un rogo di libri alla presenza di San Domenico”. Nella tela vediamo che alcuni libri sono gettati nei carboni accesi davanti al monaco. Vuole la leggenda che i volumi presunti eretici e fuori dall’ottica del pensiero canonico prendessero fuoco, mentre i testi veramente sacri, ispirati dalla fede, fossero respinti dalle fiamme e sollevati in aria lontano dalla graticola.

COPE2 1006194

Il Medioevo era ancora “una terra di antica sapienza” e la creazione della Nuova Accademia Platonica, voluta da Marsilio Ficino e da Giovanni Pico della Mirandola, che rivalutava il platonismo fino allora messo in disparte, ne è un esempio concreto. Al di fuori di poche isole felici, gli studiosi erano costretti a nascondere un’antica conoscenza che risaliva alla notte dei tempi, scrivendo testi ermetici in modo che solo poche persone potessero comprenderne il contenuto. Questi testi riuscirono ad evitare i fuochi dei frati inquisitori, dove le fiamme erano usate per sopprimere una visione scientifica non coerente con i dettami della religione e delle Sacre Scritture. Per fortuna, scampa così, dalle orge dei falò, questo piccolo manoscritto che faceva parte sicuramente della biblioteca di una setta d’iniziati, forse perché dimenticato; forse perché nessuno sapeva quale fosse il significato del suo contenuto; forse perché è stato il destino che ha voluto che si salvasse.

Tratto da: VOYNICH UN FALSO? NO, GRAZIE! di Fabio Fornaciari – Harmakis Edizioni

Pubblicato il Lascia un commento

Freud e Mosè

In this photo released by the Sigmund Freud Museum in Vienna former Austrian psychoanalyst Sigmund Freud is pictured in his working room in 1938. Austria and the world will be celebrating Sigmund Freud's 150th birthday on Saturday May 6, 2006. (AP Photo/Sigmund Freud Museum)

“Non è impresa né gradevole né facile privare un popolo dell’uomo che esso celebra come il più grande dei suoi figli: tanto più quando si appartiene a quel popolo. Ma nessuna considerazione deve indurre a subordinare la verità a presunti interessi nazionali, quando dal chiarimento di un problema obbiettivo possiamo attenderci un progresso delle nostre conoscenze”

 Incomincia così questo scritto di Freud. Un libro che è il testamento del grande studioso e nello stesso tempo la dimostrazione della sua onestà intellettuale e del desiderio di conoscere e di capire che ha guidato tutta la sua vita. – Mosè e il Monoteismo fu scritto prima a Vienna e poi pubblicato in Olanda nel 1938. E’suddiviso in 3 parti. Freud era affascinato dall’Antichità e possedeva una notevole collezione di reperti archeologici, soprattutto egizi e non se ne separò nemmeno in esilio.

Egli affermò, che la storia della nascita di Mosè è una replica di altri antichi miti sulla nascita di alcuni dei grandi eroi della storia. Freud sottolineò, tuttavia, che il mito della nascita e l’esposizione di Mosè si distingue da quelle degli altri eroi e varia da loro su di un punto essenziale. Per nascondere il fatto che Mosè era Egiziano, il mito della sua nascita fu invertito per farlo veniree al mondo da umili genitori e soccorso da una famiglia importante:

E’ molto diverso nel caso di Mosè. Ecco la prima famiglia, normalmente di umili origini, e abbastanza modesta. Lui è un bambino nato da Ebrei Leviti. Ma la prima famiglia viene sostituita in questo caso, da una seconda, la casa Reale d’Egitto. Questa strana divergenza di genere, ha colpito molti ricercatori.”

Freud ha osservato la stranezza che il legislatore Israelita, se in realtà Egiziano, avrebbe dovuto trasmettere ai suoi seguaci una fede monoteistica, piuttosto che la classica credenza egiziana in una pletora di dei e immagini. Allo stesso tempo, ha trovato grande somiglianza tra la nuova religione che Akhenaton ha cercato di imporre al suo paese e l’insegnamento religioso attribuito a Mosè.

exodus-2-1024

Freud giunse alla conclusione che Akhenaton fu ucciso dai suoi stessi seguaci a causa della natura aspra del suo regime monoteista e ha suggerito che in seguito uno dei suoi alti funzionari, probabilmente chiamato Thutmose, un aderente alla religione di Aten (Aton), scelse la tribù Ebraica, che già abitava a Goshen nel Delta orientale, per essere il suo popolo eletto, li portò fuori dall’Egitto, all’epoca dell’’Esodo e trasferì a loro, i principi della religione di Akhenaton. L’origine del nome Mosè era mos, la parola Egizia “bambino”, che troviamo in molti nomi Egizi composti, come Ptah-mos e Thut-mos.

La nascita di Mosè ed il suo essere salvato dalle acque è la replica esatta della storia di Sargon, salvato dalle acque nel 2540 a.C e diventato re degli Accadi. I dieci comandamenti sono una sintesi dei 42 peccati che il ka doveva dichiarare di non aver commesso davanti ai 42 giudici e ad Osiride. L’arca dell’alleanza che dio aveva ordinato di edificare nel tempio di Salomone, riproduce la barca degli dei del tempio egiziano.

Mosè-ed-Akhenaton-002

Il libro dei Proverbi, forse le pagine più belle dell’Antico Testamento derivano da un papiro del 2000 a.C. La saggezza di Amenope, ora conservato al British Museum. Per non parlare della somiglianza dei Salmi della Bibbia con gli inni al dio Sole di Akhenaton (vedere Salmo – 104 di Davide). La morale civile e sociale è nata quindi molto prima che Mosè salisse sul monte e ne scendesse con i pietroni scritti da dio. Fa parte dell’umanità da quasi 5000 anni ed è una scoperta civile ed umana che si tramanda nei secoli.” La virtù dell’uomo è il suo monumento, ma sarà dimenticato l’uomo malvagio” Si trova scritto su una pietra tombale egizia del 2200 a.C.

Quello che nessuno menziona è il “Contro Apione di Giuseppe Flavio”. Qui l’autore menziona Manetone, il sacerdote e storico egiziano della fine del IV sec a. C. Manetone sostiene che Mosè era un famoso sacerdote egiziano di Eliopolis che fu cacciato dall’Egitto poiché si era unito ai lebbrosi. L’importanza di questa menzione di Giuseppe Flavio deriva dal fatto che questi si adopera tenacemente per confutare le parole di Manetone.

Tito Flavio Giuseppe (in latino: Titus Flavius Iosephus), nato Yosef ben Matityahu (IPA: jo’sɛf bɛn matit’jahu) (in ebraico: יוסף בן מתתיהו‎?; Gerusalemme, 37-38 circa – Roma, 100 circa) è stato uno scrittore, storico, politico e militare romano di origine ebraica. Conosciuto anche come Flavio Giuseppe, Giuseppe Flavio o semplicemente Giuseppe, scrisse quasi tutte le sue opere in greco.

Freud sostiene che la circoncisione sia stata data agli ebrei da Mosè e questa, come riporta anche Erodoto, era una peculiarità egizia, che gli ebrei riconoscono di aver ricevuto dagli Egiziani assieme al divieto di magiare carne di maiale, un animale sacro in Egitto.

Ma allora chi era Mosè?

Per capirlo dobbiamo ritornare ai tempi del faraone Amenofi IV salito al trono dopo la morte di Thumtmose III. La sua fama è legata al suo ruolo di condottiero nell’esodo degli Ebrei dall’Egitto alla Terra Promessa attraverso il Mar Rosso e il deserto, e alla funzione di legislatore a seguito delle rivelazioni divine sul Monte Sinai, dove gli sarebbe stato consegnato da dio stesso il Decalogo con i comandamenti e gli sarebbero state insegnate le Leggi che formeranno la cosiddetta “Legge mosaica” o Torah. Sappiamo il legame che unisce Mosè a questa terra, dove nacque e fuggì con il suo popolo. Mosè è una figura della memoria ma non della storia, Akhenaton invece, è una figura della storia e non della memoria. Alcuni studiosi ritengono che il monoteismo del personaggio biblico deriva da quello del sovrano egizio.

La biblica «distinzione» operata da Mosè – il rifiuto cioè di politeismo, idolatria e superstizione in nome del monoteismo – era stata preceduta da un’analoga «distinzione» da parte del faraone: e vi fu chi, come Freud afferma che il profeta biblico consegnò, da egizio, agli ebrei dell’Esodo proprio il monoteismo di Akhenaton. E’ nell’epoca di Akhenaton in una situazione di profonda anarchia e disordine sociale che Freud colloca l’esodo degli Ebrei, i quali, guidati da Mosè, un alto funzionario di Akhenaton, caduto in disgrazia alla morte di costui, lasciano l’Egitto per trovare una loro vera patria. Meta della migrazione doveva essere la terra di Canaan dove avevano fatto irruzione le orde dei bellicosi Aramei, chiamati Habiru ed il cui nome fu poi trasferito agli Ebrei. Freud suggerisce pure che Mosè un grande personaggio egizio, abbia portato con sé i suoi scribi egiziani, ossia i Leviti.

mosè-parla-con-Dio

Ma il passato, anche se remoto non ci abbandona così facilmente  e Freud, costretto a fuggire dalla sua Vienna per colpa della persecuzione nazista, trova una spiegazione dell’odio dei Cristiani europei contro gli Ebrei nella storia: “…I motivi dell‘odio per gli Ebrei sono radicati nel passato più remoto, agiscono nell’inconscio dei popoli….non dimentichiamoci che tutti questi popoli che oggi hanno il primato dell’odio per gli Ebrei sono diventati cristiani solo in epoca storica tarda, spesso spinti da sanguinosa coercizione. Si potrebbe dire che sono tutti -battezzati male- e che sotto una sottile verniciatura di cristianesimo sono rimasti quello che erano i loro antenati che professavano un barbaro politeismo. Non hanno superato il loro rancore contro la nuova religione che è stata loro imposta, ma l’hanno spostata sulla fonte donde la nuova religione è loro venuta.” Sono d’accordo con lui ma aggiungerei che la persecuzione nei secoli non ha riguardato solo gli Ebrei ma pure i pagani, quindi le donne che tramandavano le cure naturali in disaccordo con la terrificante medicina ufficiale, e considerate perciò streghe, coloro che cercavano di ragionare con la propria testa come Campanella, Giordano Bruno o Galilei, i serpenti, i gatti, praticamente tutti gli aspetti della natura in cui gli Egizi vedevano l’espressione della divinità. Sembra che l’imperante monoteismo abbia voluto cancellare con queste migliaia, anzi milioni di vittime, ogni traccia del pensiero egizio dalla nostra esistenza.

Leonardo Paolo Lovari