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Il Vangelo di Giuda

 

Il Vangelo di Giuda fa parte dei testi ritrovati nel 1945 a Nag Hammadi, nell’Alto Egitto, contenenti i cosiddetti ‘Vangeli Apocrifi‘, quei Testi che la Chiesa delle origini aveva escluso dal ‘corpus’ di quelli Canonici. Documenti che si credevano perduti per sempre e di cui si aveva conoscenza tramite, soprattutto, gli scritti ufficiali che contro di essi si scagliavano (come la Confutazione di tutte le eresie di Ireno, vescovo di Lione, risalente al 180 d.C.). Anche di un Vangelo di Giuda si aveva sentore, perchè appunto Ireneo lo menzionava come testo ‘eretico’ nel suo lavoro, atto a screditare e mettere al bando qualsiasi libro ritenuto ‘fuorviante’ per la neoformata Chiesa cattolica. Ma del documento si erano perse le tracce, nessuno lo aveva mai visto nè letto, e non si sapeva che-da qualche parte-potesse esisterne ancora la memoria. Nel II secolo dopo Cristo  numerose erano le sette che dipartivano dal ceppo originario, quello del Giudaismo, segnale che diverse erano le ideologie in fatto di fede religiosa, e diversa la visione del mondo, di Dio, di Gesù e del suo messaggio. I testi di Nag Hammadi sono ritenuti scritti ‘gnostici‘ (gnosis=conoscenza) e presentano una versione degli episodi della vita terrena di Cristo in una forma più complessa rispetto ai ‘canonici’, da interpretarsi non letteralmente ma attraverso una riflessione più coerente e approfondita delle questioni affrontate. Sono testi ‘esoterici’, nel senso che il loro messaggio è celato spesso dalle metafore, e non è accessibile a chiunque. Gli studiosi che hanno potuto esaminare e tradurre il testo che va sotto il nome di Vangelo di Giuda, si dichiarano concordi ad attribuirlo alla medesima ‘area gnostica’ della Biblioteca di Nag Hammadi, trascritto in una forma piuttosto simile, non su rotolo ma su fogli di papiro rilegati con una copertina in pelle, che è tra l’altro un’usanza assai insolita per l’epoca e per il contesto (nell’area Ebraica si usava e si usa tutt’oggi il Rotolo per il Testo Sacro, la Torah).

Il Vangelo di Giuda, al momento del ritrovamento, si trovava annesso ad un Codice, cioè un insieme di testi, tutti di matrice gnostica, così composto e distinto in quattro ‘parti’:

1) Lettera di Pietro a Filippo, di cui ne era stata trovata una differente versione nel 1945 a Nag Hammadi;

2) L’Apocalisse di Giacomo, di cui era stata pure ritrovata una copia a Nag Hammadi

3) il Vangelo di Giuda, unico esemplare fino ad oggi ritrovato

4) una sezione detta ‘di  Allogene’, di cui si ignora il titolo originale e molto frammentaria. Allogene significa “straniero” (di diversa ‘razza’) e il termine fu creato dagli Autori della Bibbia dei Settanta. Allogene era una personalità copta che aveva vinto l’ignoranza e il timore, meritando di accedere al variegato paradiso degli gnostici.

Nel deserto Egiziano sono incalcolabili le caverne che si trovano disseminate tra gli anfratti rocciosi, talmente nascoste che spesso sfuggono per millenni all’attenzione di chiunque. In una di esse, a 120 miglia a sud del Cairo, tra i desolati dirupi del Jebel Marara, situato nella provincia di Al Minya, questo Codice è rimasto occultato per quasi due millenni. Solo il ‘fiuto’ dei fellahin, che abitano nei dintorni, sempre alla ricerca di nuovi ‘reperti’ che sanno potrebbero fruttare un po’ di denaro per sfamare la famiglia, ha permesso che il Codice fosse rinvenuto. Questo avvenne nel 1970, in quella regione del Medio Egitto in cui il 15 % della popolazione è cristiana copta. La caverna si dimostrò essere un’antica sepoltura, al cui ingresso stavano due cassette di pietra. Vi si trovava uno scheletro (o più d’uno, facendo ipotizzare potesse trattarsi di una tomba ‘di famiglia’) avvolto in un sudario, probabilmente un personaggio facoltoso, che aveva accanto a sè una cassetta, al cui interno si trovavano dei papiri, tra cui il Codice che ci interessa, con la sua rilegatura in pelle, ancora in buono stato di conservazione nonostante i secoli trascorsi da quella inumazione. Se il deserto con il suo clima secco aveva svolto questa naturale opera di tramandazione, non fu certo così dopo che il Codice fu portato via, come vedremo. I fellahin, intanto, non potendo sapere cosa vi fosse scritto (perchè analfabeti) si preoccuparono di acquisirlo e farlo proprio, sperando di poterlo vendere a qualche mercante che, si diceva, era sempre disposto a comprare antichi manoscritti. Bisognava solo agganciare le persone ‘giuste’ e non far trapelare nulla della scoperta, perchè anche in Egitto le leggi stavano mutando, nel senso di una maggiore tutela per le antichità ritrovate sul suo suolo.

Un mistero è rappresentato dal fatto che si ignora chi sia l’Autore di questa copia del  Vangelo gnostico di Giuda e quando esattamente venne scritto l’originale in greco. Perchè gli studiosi ne sono certissimi: l’originale era in greco. Questo lo si è appurato poichè il redattore successivo, che lo trascrisse in sahitico, cioè una variante dialettale della lingua copta, quando non è riuscito a tradurre qualche parola o quando non ne ha trovata la corrispettiva, l’ha lasciata come la trovò, ossia in greco. Non esiste il modo di risalire a chi possa aver ricopiato il Codice, ma certamente era uno scriba competente, che lo tradusse dal greco e che doveva avere un’alta esperienza nel copiare manoscritti letterari: si ipotizza opera di uno ‘scriptorium professionale‘, magari situato all’interno di qualche monastero, da sempre fucina di grande cultura. Nell’area del ritrovamento del Codice, però, non sorgono edifici monastici a breve distanza. Possiamo solo favoleggiare sul percorso che può aver compiuto già nell’antichità, dallo scriba al suo proprietario. Ignoriamo tutto, di entrambi e delle vicissitudini antiche del manoscritto che li ha legati.

Si ritiene che l’originale del Vangelo di Giuda sia stato composto dopo il Vangelo di Giovanni, il più tardo dei Vangeli canonici, dunque attorno al II secolo d.C., ma è probabile che abbia cominciato a circolare prima che fossero stabiliti gli stessi vangeli canonici come facenti parte del ‘corpus’ dei testi sacri della dottrina cattolica. Abbiamo già ribadito come il Cristianesimo delle origini fosse costellato di innumerevoli sette di opposizione a quella che poi avrebbe dominato sulle altre (il cattolicesimo).Il Vangelo di Giuda è uno dei testi che dovevano comporre il Nuovo Testamento della corrente dei cristiano-gnostici,forse della corrente dei cainiti.

Quando vi fu la ‘cernita’ da parte dei primi Padri della Chiesa, gli ‘apocrifi’ vennero messi al bando e proibiti. Si può pensare che molte persone, progressivamente, pur sapendo dell’esistenza di oltre trenta vangeli, abbiano finito per adeguarsi a quelli ‘ufficiali’ anche perchè la loro lettura e comprensione, sotto forma di ‘parabole’, poteva apparire più facile, sicuramente più accessibile che non l’elitario linguaggio usato negli altri vangeli gnostici. Forse distrutto, messo al rogo o al bando, il Vangelo di Giuda finì con l’essere dimenticato da tutti e la figura dell’Iscariota, tramandata dai quattro vangeli riconosciuti (di Marco, Matteo, Luca e Giovanni), divenne il simbolo del più bieco comportamento umano: il tradimento.

La premessa per comprendere -anche in maniera facile, dopotutto- questo Testo, è capire come gli gnostici consideravano(e considerano) il mondo in cui viviamo: non emanazione del Creatore, ma una creazione del Dio del Vecchio Testamento, che in qualità di ‘demiurgo cattivo’ lo avrebbe voluto di simil fatta (corrotto, maligno, pieno di dolore e sofferenza, e altre ‘amenità’). Un mondo intrappolato nella materia, e così alla stessa stregua l’uomo che vi dimora temporaneamente è intrappolato nella materia corrotta e corruttibile, vile e immonda,da cui l’unico mezzo per uscirne è la morte.In tal modo lo Spirito, immortale, può tornare al Padre Celeste, che è al di sopra di ogni cosa, e liberarsi dalla schiavitù materiale,poichè ogni essere umano è costituito di quella stessa particella divina emanata dal Creatore, ed è nella sua natura tornare ‘a casa’, ricongiungersi con la sua stessa Sostanza.In realtà, il discorso si farebbe un po’ più complesso, in quanto alcuni passi del Vangelo di Giuda fanno capire che non tutti gli uomini della terra hanno le stesse ‘prerogative’, considerandosi-gli gnostici o pneumatici- emanazione diretta e privilegiata di quel Dio Creatore, a cui agognano ritornare.La questione riconduce a scritti denominati ‘sethiani’ in cui si fa una distinzione tra generazioni umane e la grande generazione di Seth (un figlio di Adamo), che sono gli gnostici. Solo coloro che discendono da Seth  appartengono ad una stirpe immortale e hanno un rapporto esclusivo con Dio; solo i discendenti di quella generazione possono conoscere, secondo la loro visione, la vera natura di Gesù. Per gli gnostici, l’incontro con Dio Creatore non ha bisogno di intermediari e pertanto non riconoscono alcuna autorità religiosa nè gerarchia ecclesiastica. Consideravano falsa la dottrina cristologica così come la stava diffondendo la nascente Chiesa ortodossa.

Questa vita terrena per loro è un esilio doloroso, e ora possiamo iniziare a comprendere come Testi di questo tipo, dessero un certo ‘fastidio’ ai Padri della Chiesa, che tentavano di fondare una nuova religione ‘cattolica'(Universale) alla portata di tutti (ma fortemente gerarchizzata),  in cui il Dio dell’Antico Testamento era considerato l’unico vero Dio da adorare, che aveva mandato il suo unico Figlio, Gesù, a immolarsi per l’umanità e redimerla.Grazie al suo sacrificio della morte in croce, l’aveva riscattata dal suo peccato originale e, risorgendo dopo tre giorni dalla morte, aveva dato la certezza che tutti gli uomini sarebbero risorti come Lui nel giorno del Giudizio, secondo i meriti.In questa vicenda, che ci viene insegnata fin dalla più tenera età, la figura di Giuda Iscariota è la più infima, meschina, torva, detestabile, perchè per trenta denari avrebbe venduto la pelle del suo Maestro e amico Gesù, per poi pentirsi amaramente tanto da suicidarsi in preda al rimorso.

Nel Vangelo di Giuda riemerso dalla sabbie del deserto egiziano nel 1970, Giuda è descritto come il più intimo amico di Gesù, l’unico in grado di capire il suo messaggio terreno, ispirato da Dio Padre, il Creatore. Gesù è gnostico e come tale aborrisce la materia, e chiede al fraterno discepolo e amico Giuda di compiere un atto che porrà fine, con il sacrificio personale, alla sua vita. Dovrà consegnarlo alle guardie per adempiere a quanto è nella volontà di Gesù stesso.Quindi un enorme stravolgimento stiamo vedendo in questo Testo: la figura di Giuda Iscariota è ribaltata completamente, da traditore a colui che adempie ad una richiesta ben precisa dell’amico e rabbi Gesù. Solo così, Costui potrà liberarsi dal corpo fisico che lo imprigiona nella materia e liberare la luce spirituale che è dentro di Lui, affinchè possa ricongiungersi al Padre suo celeste. La ‘logica’ gnostica appare chiara, in questa chiave, ci pare. Inoltre, nel Testo, Gesù non muore nè risorge:il vangelo di Giuda termina con la cattura di Gesù e si chiude così.Non esiste nemmeno un riferimento al possibile suicidio di Giuda Iscariota.

Ora, che Giuda avesse scritto un Vangelo e che questo saltasse fuori, è un fatto strabiliante: anzitutto come mai un ‘traditore’ dovrebbe scrivere una propria versione dei fatti e perchè?  E come mai gli altri quattro evangelisti ‘canonicamente’accettati lo calunniano, se non tradì affatto il loro Maestro? Lo sapevano o non capivano? O il tutto fu manipolato?