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Neoplatonismo

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Il Neoplatonismo è una forma di pensiero sviluppatasi dalla metà del secondo secolo d.C. alla metà del sesto secolo, caratterizzato dalla tendenza di rinnovare le concezioni del platonismo e del neopitagorismo. Si svilupparono tre correnti principali: la prima, rappresentata dalla scuola di Alessandria, era orientata verso la speculazione metafisica; la seconda approfondì, soprattutto con la scuola di Pergamo, la tematica religiosa; la terza era orientata verso forme di erudizione. Il neoplatonismo venne ripreso dal Cristianesimo soprattutto per la concezione religiosa, ma la vera rinascita del neoplatonismo si attua nell’Umanesimo.
Ciò è stato possibile grazie alla riunificazione tra la chiesa d’oriente e d’occidente (1453) che portò alla rinascita degli studi dei classici e quindi ad una immigrazione di dotti orientali in Italia e soprattutto a Firenze: basti pensare, ad esempio, a Gemisto Pletone (un maestro orientale) che in una sua opera fissa le differenze fra Platone e Aristotele. Cosa fondamentale è che Gemisto fa coincidere il platonismo con il neoplatonismo, tendenza che risulta dominante in tutto l’Umanesimo e Rinascimento.
Se da una parte nell’Umanesimo e nel Rinascimento si esprime al massimo una concezione naturalistica dell’amore, ispirandosi al modello boccacciano (Poliziano e Lorenzo il Magnifico, per esempio, invitano a cogliere la rosa, cioè a godere i piaceri amorosi) dall’altra fioriscono delle tendenze idealizzanti che si rifanno al neoplatonismo. Vengono esaltati, pertanto, l’amore e la libertà come valori assoluti. Bembo nel Cinquecento, e quindi in pieno Rinascimento, diceva:

“Perciò che è verissima openione, a noi dalle più approvate scuole dagli antichi diffinitori lasciata, null’altro essere lo buono amore che di bellezza disio.”

Questa frase sintetizza al meglio la concezione che i neoplatonici avevano dell’amore: deve essere puro e spirituale e solo basandosi sui sensi più elevati e sul pensiero si giunge alla contemplazione della bellezza ideale; il vero amore, quindi, tende alla perfezione che va ricercata nella contemplazione di Dio: non è l’esaltazione del corpo, ma dell’anima, dell’idea.
Un altro tema fondamentale è, quindi, il rapporto dell’uomo con Dio, tema che è stato trattato particolarmente dai filosofi del primo Umanesimo; Nicola Cusano ne è sicuramente un esempio. Egli nelle “Congetture” afferma che non si può comprendere Dio razionalmente ma intuitivamente, definisce, però, l’uomo un microcosmo, un dio umano ed elabora una teoria panpsichista:

“In ogni creatura l’universo è l’essere di quella stessa creatura e così ogni cosa riceve tutte le cose, in modo che in essa siano il suo stesso contatto […]. Dire quindi ogni cosa è in ogni cosa è lo stesso che dire Dio, mediante tutte le cose è in tutte, e che tutte le cose, mediante tutte, sono in Dio.”

Anche Marsilio Ficino si occupò del rapporto uomo-Dio: egli interpreta la realtà in chiave mistico simbolica, conciliando il platonismo con il cristianesimo. Egli fu con la sua “Theologia platonica de immortalitate animorum” uno dei personaggi più imminenti dell’accademia platonica di Firenze che, sorta grazie alla protezione di Cosimo de’ Medici, è stata uno dei centri più importanti del neoplatonismo.
L’influsso neoplatonico su Ficino si riscontra nella sua concezione dell’uomo e di Dio:

“Dio in quanto centro di tutto in tutte le cose è presente. Dunque la bellezza, colta con i sensi superiori, con la mente, la vista, l’udito, è la manifestazione di Dio. Il vero amante, quindi, è colui che aspira allo splendore di Dio rifulgente nei corpi e la sua ricerca continua di una unione con persona amata non è altro se non il suo desiderio di ” farsi Iddio”.”

Esalta, perciò, la bellezza, la dignità dell’anima umana e la superiorità dell’amore rispetto all’intelletto per raggiungere Dio visto come Uno.
Anche Pico della Mirandola subisce l’influsso del Neoplatonismo, ma lo concilia con l’aristotelismo e la cabbala ebraica. Nel “De hominis dignitate” l’uomo, partecipando della eternità di Dio, è posto al centro dell’universo: è concepito, cioè, come un “Magnum miraculum” al quale Dio dà il dono della libertà e del raggiungimento della Verità.

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Il Neoplatonismo non ha influenzato solo il pensiero letterario, ma anche quello scientifico: infatti l’universo elaborato dai neoplatonici è un universo ordinato in cui c’è armonia tra le parti, è finito, è chiuso ed è costituito da sfere concentriche il cui moto è circolare (il cerchio e la sfera sono il simbolo di massima perfezione). Questa visione di armonia nell’universo è stata ripresa dai massimi esponenti della rivoluzione scientifica quali Copernico, Keplero e Galilei. L’idea di Dio che ne deriva è perciò quella di un Dio che geometrizza tutto e che governa il mondo attraverso un atto d’amore.
La concezione di armonia e perfezione non è esclusiva della letteratura e della filosofia, ma la si può ritrovare anche nella pittura, nella scultura, e nella musica: nella pittura con Botticelli e nella scultura con Michelangelo. In questo contesto l’arte viene perciò intesa come forma di intuizione dell’assoluto.

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L’Umanesimo e il Rinascimento sono stati pertanto contraddistinti dalla reviviscenza del Platonismo. Cosa interessante è che solo nell’Ottocento si è riusciti a distinguere il pensiero di Platone da quello neoplatonico; questo perché i dialoghi platonici, riscoperti nel Quattrocento, venivano letti in funzione dei parametri neoplatonici.
L’età umanistico – rinascimentale è caratterizzata anche dall’influsso dello Stoicismo, dell’Epicureismo e dell’Aristotelismo; Il Neoplatonismo rimase comunque la tendenza preferita, grazie soprattutto al suo rilancio da parte di Cusano e dell’Accademia Platonica.

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