Pubblicato il Lascia un commento

MARSILIO FICINO

MARSILIO

Figlio di un medico del Val d’Arno, Marsilio Ficino nacque il 19 ottobre 1433, a Figline. È il massimo rappresentante di quell’Umanesimo fiorentino che, con Giovanni Pico della Mirandola, rimane all’origine dei grandi sistemi di pensiero del Rinascimento e della filosofia del Seicento,basti pensare a un Giordano Bruno o a un Campanella.

Dopo aver studiato sui testi di Galieno, Ippocrate, Aristotele, Averroè ed Avicenna, Ficino fu scelto da Cosimo de’ Medici il Vecchio (chiamato da lui stesso «secondo padre») per riportare a Firenze la tradizione platonica, già reintrodotta da Leonardo Bruni, dal Traversari e dai bizantini Bessarione e Pletone fin dai tempi del Concilio del 1439. A tale missione si aggiunse per Marsilio, nell’arco di trent’anni, l’incarico di tradurre il Corpus Hermeticum, ossia gli scritti del leggendario Ermete Trismegisto, le Enneadi di Plotino e altri testi neoplatonici ancora. Dopo la morte di Cosimo, furono Piero, suo figlio, e poi Lorenzo il Magnifico a sostenere l’opera di traduttore e di pensatore del Ficino. E così, varî incarichi ecclesiastici permisero a Marsilio di dedicarsi interamente tra il 1474 e il 1497 alle traduzioni in latino di Plotino, di Proclo, di Sinesio, di Porfirio, di Giamblico, di Psello e dello Pseudo-Dionigi. L’opera sua di filosofo, invece, egli completò sostanzialmente tra il 1458 e il 1493, con il Di Dio et anima, il De divino furore, il De voluptate, il De Sole, la Theologia Platonica, trattato sistematico sull’immortalità dell’anima, il De vita libri tres sull’igiene fisica e mentale degli studiosi, libro quest’ultimo ricco di spunti magici ed astrologici, derivati da Plotino, da Porfirio, dall’Asclepius e dal Picatrix.

siena_ermete_trismegisto_archeotime-1

Una fondamentale importanza nell’opera di questo grande umanista rivestono i numerosi «argumenta» e «commentarii» elaborati in occasione delle sue traduzioni platoniche, tra cui spiccano il commento al Timeo e quello al Parmenide. Mentre il De amore, destinato ad esercitare una formidabile influenza su tutta la letteratura fino all’Ottocento, da Leone Ebreo a Shelley, prendendo spunto dal Convivio di Platone, può pienamente considerarsi un’opera d’autore. Un ulteriore aspetto, determinante per capire la fama europea del Ficino, è costituito dalle sue Lettere, tutte ispirate ad un ideale di saggezza platonica impregnata di forti venature ora poetiche, ora esoteriche e metafische. ( Il reprint delle Epistole, edizione Capcasa 1495 è stato pubblicato dalla Société Marsile Ficin con introduzione di Stéphane Toussaint nel 2011).

16063

Non è difficile capire come l’opera di Ficino fosse destinata a rivoluzionare una cultura occidentale fino a poco in gran parte estranea al Plotino ed al Proclo «originali», a «tutto» Platone così come al Corpus Hermeticum. Lo si evince da opere assai suggestive quali il De Sole, il De vita e il De amore : il pensiero ficiniano propone una visione dell’uomo con forti affinità cosmiche e magiche, al centro di una «machina mundi» animata, altamente spiritualizzata proprio perché pervasa dallo «spiritus mundi». La funzione essenziale del pensiero umano è di accedere, attraverso una illuminazione immaginativa («spiritus» e «fantasia»), razionale («ratio») e intellettuale («mens») all’autocoscienza della propria immortalità e all’«indiarsi» dell’uomo grazie a quei «signa» e «symbola», segni cosmici paragonabili a geroglifici universali originati dal mondo celeste. L’agire umano in tutte le sue sfumature, artistiche, tecniche, filosofiche e religiose esprime in fondo la presenza divina di una «mens» infinita nella natura, all’interno di una visione ciclica della storia, scandita dal mito del «grande ritorno» platonico.

Marsilio Ficino morì il 1 ottobre 1499 nella sua Firenze, dopo la caduta del Savonarola, mentre l’Europa, di lì a poco, avrebbe riconosciuto la portata epocale del suo pensiero affidato a molte stampe italiane, svizzere, tedesche e francesi delle sue opere.

Pubblicato il Lascia un commento

Gnosi e Bhakti – La ricerca eretica di Valentino Bellucci

 

Banner WEB GNOSI TWIT

Nella continua consultazione di testi filosofici, orientali e occidentali, ortodossi ed eretici, classici o contemporanei, può capitare di imbattersi in studiosi liberi, dallo sguardo trasversale e affrancato dalle asfissianti mode culturali, insieme sincretico e diacronico: studiosi allergici a dogmi contrapposti e sovrastrutture stantìe. Tale è il caso di Valentino Bellucci, ricercatore dal peculiare approccio spirituale, in grado di conciliare una notevole erudizione (soprattutto nell’ambito della tradizione vedico-bhaktica) con un’incessante ricerca di nuovi stimoli e approfondimenti.

Questa voracità intellettuale rende comunque interessanti i suoi studi, che talvolta possono apparire, per menti poco abituate ad uscire dal ghetto culturale eurocentrico, al limite di quella arbitrarietà spesso ascritta, da chi si muove entro i limiti razionali, a qualsivoglia rivelazione esoterica. Per i lettori narcotizzati dai paralizzanti veleni del relativismo moderno, infatti, l’assertività di Bellucci (propria di uno studioso che pratica nel quotidiano ciò che teorizza) potrebbe risultare viziata da fanatismo o esaltazione. Questo proprio perché egli non rispetta, anzi vìola sistematicamente tutti i tabù intellettuali del falso progresso moderno, rivolgendosi a lettori dalla mente aperta e dalla risvegliata intelligenza emotiva.

La visione dell’Amore del Figlio di Dio di Ildegarda

Quando, in un articolo molto interessante pubblicato nella rivista Fenix, lo studioso ha sostenuto  che la mistica Ildegarda di Bingen ebbe nelle sue meditazioni la chiara visione di Shri Krishna (il celebre Cristo-Uomo Blu che ella descrive in pagine memorabili), sollevando in tal modo un sordo coro di bercianti critiche dal versante cattolico, in realtà ha ipotizzato qualcosa non solo che Jung avrebbe facilmente compreso e Zolla probabilmente sottoscritto, ma che qualsiasi ricercatore della verità troverebbe assolutamente logico. L’accesso agli archetipi dell’Inconscio Collettivo è prerogativa dei mistici e degli artisti illuminati. Non è certo un caso che Hillman menzioni proprio quella grande pagina di Ildegarda in una sua dissertazione sul blu quale colore alchemico.

Fedeli al titolo blakeano che campeggia su queste colonne, ancora una volta ci accingiamo a spezzare le manette della mente: benché Bellucci si rifaccia a figure spirituali a noi non vicine, benché non possiamo dire di condividere nel dettaglio ciascuna affermazione dei suoi dotti e pungenti testi, concordiamo con lui su alcuni fondamenti del suo discorso storico-filosofico.
Ad esempio, lo smascheramento dei dogmi incrollabili dell’ateismo di massa, eguali e contrari a quelli della Chiesa Cattolica (come avviene ne La Chiesa di Darwin, Ed.Harmakis); la dimostrazione dell’esistenza della dottrina della reincarnazione nel Sufismo, nella Qabbalah ebraica come nel Cristianesimo gnostico delle origini, in una ricostruzione storica ispirata a un classico di decostruzione anti-dogmatica di Jacques Le Goff (L’Invenzione dell’Inferno, Ed. Harmakis); soprattutto, sottolineiamo la grande lucidità con cui Bellucci afferma e argomenta una nostra radicata convinzione: la cultura vedica come fonte del sapere esoterico universale (oltre a quella egiziana, da sempre indicata come tale), attraverso un tortuoso percorso in cui la conoscenza originaria è stata variata, corrotta, deformata, a volte arricchita, conservata in codici occulti e tramandata/tradotta/tradita tramite la tradizione orfico-pitagorica, il platonismo originario, la Gnosi, i circoli esoterici medievali, gli iniziati rinascimentali, le origini (idealmente pure) della Massoneria, fino ai giorni nostri (Da Pitagora a Guerre Stellari, Ed. Petite Plaisance).
Il prossimo libro in uscita di Bellucci si prospetta altrettanto interessante, affrontando i collegamenti tra Gnosi cristiana e tradizione vaishnavica, come illustrato qui di seguito:

Leggere le pagine di Bellucci, anche quando non siamo d’accordo, è insieme sia un piacere intellettuale (nei suoi testi squaderna un’erudizione sempre gravida di stimoli), che un conforto spirituale: in tempi di sgangherati sincretisti New Age, vedere che c’è qualcuno che ancora sa approfondire con dedizione fonti storiche e proporre rigorose argomentazioni razionali, affrontando una materia ardente e accecante come la mistica orientale, ci colma di speranza.
Non è un caso che, con sapiente capovolgimento dialettico, egli sia in grado di citare Voltaire contro gli eccessi del razionalismo moderno, lo stesso Darwin (e i suoi onesti dubbi) contro i suoi seguaci dogmatici, e che in Occidente abbia idealmente dialogato, dedicandovi testi accademicamente non conformi, con due intellettuali fuori dagli schemi quali Walter Benjamin e George Bataille.
Concludiamo con le righe conclusive della sua introduzione al suo ultimo testo citato, forse per noi il più riuscito, che donano la misura del suo approccio non convenzionale ma comunque equilibrato: “L’India non ha creato questa conoscenza, essa era diffusa su tutto il globo, ma dopo varie trasformazioni storiche e geologiche tale sapere si è conservato soprattutto in India; ma oggi la conoscenza vedica sta già migrando in occidente ed è compito dell’uomo occidentalizzato recuperare questo patrimonio che tanto ha donato alla cultura moderna e che ancora può donare, poiché si tratta di una filosofia perenne, di una conoscenza eterna, fuori dal tempo, ma in grado di manifestarsi nel tempo. I testi vedici possono darci una psicologia perfetta, con lo yoga, una architettura armoniosa e insuperabile, con il vastu, una medicina non  invasiva e naturale, con l’ayurveda … la lista delle scienze vediche è assai lunga. Si tratta di iniziare a studiarle seriamente e a mettere in pratica questo sapere millenario”.
Non possiamo che sottoscrivere questo invito.

Adriano Ercolani

.

Pubblicato il Lascia un commento

[:it]Ermete Trismegisto nel Duomo di Siena[:]

[:it]

siena_ermete_trismegisto_archeotime-1

Che il pavimento del Duomo di Siena segua un percorso “esoterico” secondo una visione ermetica (nel senso di non “accessibile” a tutti) appare evidente nella prima delle tarsie che si incontrano partendo dall’ingresso, dove si trova il portale principale.

Si tratta di un percorso iniziatico di scoperta e conoscenza interiore, spirituale. Un percorso che inizia con Ermete Trismegisto e trova la sua spiegazione nella tarsia del Colle della Sapienza.

E’ nella prima tarsia che è raffigurato Ermete Trismegisto (il tre volte grandissimo), il dio Thot Egizio, il Mercurio dell’antica Roma, l’Hermes per i Greci, autore della Tavola Smeraldina che custodisce i “segreti” della Natura, il padre di tutta la Conoscenza umana. A lui si fa risalire un trattato chiamato Corpus Hermeticum, composto da 14 trattati che vennero diffusi in Europa grazie alla loro traduzione ad opera di Marsilio Ficino.

La sua identità è espressa dal cartiglio in basso ai suoi piedi:

HERMIS MERCURIUS TRIMEGISTUS

CONTEMPORANEUS MOYSI’ = Ermete Mercurio Trismegisto, contemporaneo di Mosè

siena_ermete_trismegisto_archeotime-3

In un grande quadrato incorniciato da un motivo labirintico, campeggia, su fondo nero, la figura di un Sapiente (Ermete Trismegisto) che poggia i piedi su un pavimento di colore rosso. Il Sapiente indossa un cappello a punta bordato di giallo, anche il colletto è giallo mentre la veste che indossa è bianca; inoltre la veste è annodata in vita e indossa anche un lungo cordone, anche questo di colore giallo, che scende sui fianchi.

Tutti colori alchemici: sullo sfondo il nero, il giovane in disparte è tutto bianco; Ermete ha tre elementi del suo abbigliamento in giallo; e l’altro personaggio maturo e autorevole ha un elemento in rosso.

La tarsia viene datata al 1488, opera di Giovanni di Stefano. In questo periodo venivano studiate, tradotte e divulgate dagli Umanisti le opere greche e latine che le Corti raccoglievano nelle loro Biblioteche. Questo è molto importante da considerare per capire il contesto culturale, storico e religioso in cui il pavimento prese avvio come progetto globale.

L’espressione di Ermete Trismegisto è benevola mentre consegna con la mano destra un libro aperto ad un personaggio con la barba, con un turbante in testa e con la veste bordata di rosso (la sapienza Orientale), dietro il quale c’è un terzo personaggio, vestito di una tunica bianca (l’Occidente).

Sul libro aperto si legge: Suscipite o licteras et leges Egiptii, “Ricevete, o Egiziani, il dono della cultura e della legge”.

siena_ermete_trismegisto_archeotime-11

Con l’altra mano egli indica una pietra sulla quale è inciso Deus omnium creator secum Deum fecit visibilem et hunc fuit primum et solum quo oblectatus est et valde amavit proprium Filuim qui appellatur Santum Verbum, “Dio, creatore di tutte le cose, creò un secondo Dio visibile, e questi fu il primo Dio che egli fece e il solo in cui si compiacque: ed egli amò Suo Figlio, chiamato il Verbo Santo”. La prima iscrizione deriva da Cicerone, la seconda dall’opuscolo ermetico Asclepius, entrambi nella mediazione dello scrittore cristiano Lattanzio, che li cita nelle sue Divinae Institutiones. 

Il riferimento alla terra dei Faraoni, con la sua Antica Sapienza è evidente. Ermete sembra volerla affidare alle genti dell’Oriente e dell’Occidente tenendosi sempre saldi all’origine divina (la prima indagine che l’uomo deve compiere) ricordata nella tavola, su cui poggia la mano sinistra di Ermete, sorretta da due sfingi alate le cui code si annodano formando un 8 (simbolo dell’infinito e della Sapienza).

Francesca Pontani

http://archeotime.com/2015/10/20/ermete-trismegisto-nel-duomo-di-siena/[:]

Pubblicato il Lascia un commento

LA FILOSOFIA ERMETICA

 

The Kybalion foto 2

Le dottrine ermetiche che, per secoli, hanno lasciato la loro impronta nel pensiero filosofico dei popoli di tutto il mondo, hanno la loro radice nell’antico Egitto. Ivi, tra Piramide e Sfinge, nacquero le Dottrine Mistiche della Sapienza Eterna, dalle cui fondamenta mosse ogni altro insegnamento, proveniente dall’India, dalla Persia, dalla Caldea, dalla Media, dalla Cina, dal Giappone, dall’antica Grecia e da Roma. Tutti si nutrirono del frutto del sapere, che i grandi maestri di Egitto avevano accumulato per millenni per coloro che erano in grado di comprenderlo.

Dall’epoca del grande Ermete nessun sapiente è riuscito a raggiungere le vette della saggezza dei maestri dell’antico Egitto, dove si trovava la grande Loggia delle Logge della Mistica. E’ da quel sacro tempio che giunsero i neofiti, che poi, divisi in gerofanti, maestri e adepti, vagarono nel mondo portando con se tutto il retaggio della ‘Sapienza occulta; pronti a renderne partecipi tutti coloro che erano pronti a riceverlo. Ad essi e ai loro meriti si rivolge, tuttora con riverenza, ogni studioso di scienze occulte. Ma, sebbene i maestri dell’antico Egitto fossero grandi, uno solo d’essi meritò l’appellativo di « Maestro dei Maestri ».

The kybalion foto 1

La sua memoria si perde nella notte dei tempi; pare fosse il padre della scienza occulta, come anche fondatore dell’astrologia e dell’alchimia. Dato l’enorme numero di secoli trascorsi, non si conosce con esattezza la sua vita, anche se parecchi paesi, già da migliaia di anni, si contendono il privilegio d’avergli dato i natali. La sua ultima incarnazione sembra essere avvenuta in Egitto, in data fissata da secoli dalle più remote dinastie di quel paese, assai prima della venuta di Mosé. ‘Da fonti attendibili, risulta poi essere Stato contemporaneo di Abramo, di cui forse fu maestro. Secondo la tradizione, la sua esistenza terrena fu di trecento anni, poi passò ad altro piano di vita e fu deificato: divenne così il dio Thoth, ripreso poi dai greci, tra le altre deità, come Ermete, dio della saggezza.

Quanto agli egiziani, per secoli, lo adorarono chiamandolo « Scriba degli Dei » e restituendogli il titolo di «Trismegisto» o « Tre volte eccelso » o «Il Grande dei Grandi». Il suo nome fu sinonimo, presso ogni popolo, di « Fonte di Saggezza». Se riguardiamo un attimo il nostro linguaggio potremo notare che e’ tuttora in uso il termine « ermetico » a indicare cosa Segreta, nascosta, derivando dalla Segretezza usata dai Seguaci di Ermete nella divulgazione dei loro insegnamenti.

Fu loro premura non « gettare le perle ai pali », ma osservare la regola: « latte ai bimbi, carne all’uomo forte » massime, del resto, ben note ai lettori delle Sacre Scritture Cristiane; già in uso parecchi secoli prima. E’ questa una Sua riservatezza la caratteristica, tutt’oggi più saliente, della dottrina ermetica. Essa, pur diffondendosi in ogni paese o religione, non ne prese nessuno come fissa dimora, dato il pericolo, espresso dai primi Maestri, di cristallizzarla in un credo fisso; consiglio ben saggio se si guarda all’antico occultismo Indo e Persiano, che s’imbastardì e andò quasi completamente distrutto, perché i maestri si trasformarono in preti e mischiarono teologia e filosofia, degenerando nella superstizione e nelle sette religiose.

The Kybalion foto 3
Ne abbiamo un chiaro esempio nell’ermetismo degli Gnostici e dei Primi Cristiani, distrutto con l’avvento di Costantino che confondendo teologia e filosofia soffocò quest’ultima, togliendone la primitiva, più vera sua essenza. Così per secoli, il cristianesimo mosse passi incerti e soltanto oggi si possono notare tentativi di riportarlo all’antica purezza. Pur tuttavia, in ogni secolo, c’è stato qualche fedele che ha tenuto gelosamente in serbo l’antica fiamma evitandone l’estinzione. Ed è grazie ad essi, che l’antica dottrina della Verità non è andata perduta. Essa non fu scritta, è passata di bocca in bocca, dal maestro all’allievo, dall’iniziato al gerofante.

Non appena fu fatto il tentativo di metterla su carta, si trasformò in vaghi termini di alchimia e astrologia comprensibili solo a pochi. Ciò si rese indispensabile onde evitare le sanguinose repressioni compiute dai teologi medievali che l’osteggiarono con roghi, torture e con la croce. Purtroppo, sebbene la filosofia ermetica sia l’unica chiave capace di schiudere i segreti dell’insegnamento occulto, anche oggi pochi sono i buoni libri di filosofia tra i tanti scritti. L’antica compilazione dei fondamenti dell’Ermetismo tramandata da maestro a scolaro, prese il nome di « KYBALION» termine di cui si è perso l’esatto significato.

I suoi precetti, trasmessi oralmente attraverso i secoli, non sono altro che una raccolta di massime, incomprensibili alle masse, e chiari solo a quegli studiosi cui erano stati spiegati dagli iniziati. Essi costituiscono « L’Arte dell’Alchimia Ermetica » che contrariamente a quel che si crede, si volge al piano mentale e non a quello materiale, alla trasposizione delle onde mentali in altre specie di vibrazioni e non alla trasmutazione da un metallo ad un altro. Così la famosa leggenda della « Pietra filosofale » con cui si tramutano i metalli in oro, non è altro che una allegoria ben chiara ai veri studiosi di ermetismo.

Dal Kybalion

 

Pubblicato il Lascia un commento

[:it]A casa di Gurdjieff per Natale[:en]At home Gurdjieff for Christmas[:]

[:it]

dreamstime_xl_18403494

Come esempio della maniera non dogmatica e del tutto pratica che aveva Gurdjieff di insegnare, racconterò quello che mi è capitato la vigilia di Natale (il Natale russo che viene in ritardo di tredici giorni rispetto al nostro). Ero stato convocato a casa sua dove trovai un altro dei suoi allievi. Il padrone di casa ci fece entrare nel salone che era vuoto e al centro del quale erano stati deposti dei giocattoli, dei dol­ciumi e delle arance. Si trattava di ripartirli in piccole buste di carta affinchè ogni bambino avesse la sua parte.

Un grazioso abete, appena riportato dal mercato dei fiori, testimoniava che tutto sarebbe stato fatto secondo le regole. Mi sentii in dovere di trasformarlo in albero di Natale. Ave­vo a portata di mano delle ghirlande, le candele e le stelle necessarie. Per un alsaziano come me era un’occupazione profondamente soddisfacente. Il mio compito era terminato o quasi quando Gurdjieff entrò, gettò un rapido sguardo ai nostri lavori e, avvicinan­dosi all’albero, mi fece segno di appenderlo al soffitto. Non credevo ai miei occhi. «Ma… Signore… al soffitto là in alto? La punta in basso? Le radici per aria?». Era proprio quello che voleva. Non mi restava che spogliare l’abete e, montato su di uno sgabello, fissare alla meglio le radici al soffitto. Quanto alle candele, non avevo avuto nessuna in­dicazione e Gurdjieff era già uscito dalla stanza. Questa storia lascia perplessi. Si fa presto a dire: «Que­st’uomo non fa niente come tutti gli altri. Smettete di in­terrogarvi su di lui». Io invece gli attribuisco un’intenzione precisa. Ma qual era in questo caso? Chi ha orecchie per intendere, intenda.

(Tratto dal libro Monsieur Gurdjieff, ma lei chi è? di Renè Zuber)

[:en]

dreamstime_xl_18403494

As an example of a non-dogmatic and quite practical that Gurdjieff had to teach, I tell you what happened on Christmas Eve (the Russian Christmas, which is delayed by thirteen days compared to ours). I had been summoned to his house, where I found another one of his students. The host made us enter the living room that was empty and the center of which had been deposed toys, candy and oranges. It was to allocate them in small paper envelopes for each child had his share.

A lovely fir, just quoted from the flower market, testified that everything would be done according to the rules. I felt compelled to turn it into Christmas tree. I had to hand garlands, candles and the stars needed. For an Alsatian like me was an occupation deeply satisfying. My job was finished or almost when Gurdjieff came in, threw a quick look at our work and, approaching the tree, signaled me to hang it from the ceiling. I could not believe my eyes. “But … Lord … the ceiling up there? The tip at the bottom? The roots for air? “. It was just what he wanted. I just have to strip the fir and, mounted on a stool, staring at the ceiling better roots. As the candles, I had had no indication and Gurdjieff had already left the room. This story is puzzling. It’s easy to say, “This man does nothing like everybody else. Stop to question you about him. ” I will attach the precise intention. But what it was in this case? He who has ears to hear, let him hear.

(From the book Monsieur Gurdjieff, but who are you? Rene Zuber)

[:]

Pubblicato il Lascia un commento

[:it]Chi sono i mistici? di Valentino Bellucci[:en]Who are the mystics? by Valentino Bellucci[:]

[:it]

mistico

Come possiamo davvero parlare dei mistici? Il solo accostarsi a queste figure umane è del tutto sconvolgente. Infatti l’autentica caratteristica di ogni mistico è proprio questa: egli sconvolge ogni nostra categoria, ogni nostro approccio epistemologico. Non possiamo davvero conoscere il mistico con le solite categorie intellettuali e culturali. Con i mistici accade ciò che, secondo Heisenberg, accade con la realtà sub-atomica, ci occorre un linguaggio diverso. Il che significa una visione diversa e una apertura mentale libera da condizionamenti culturali e ideologici. I mistici sono sempre stati motivo di grande imbarazzo per le religioni ufficiali; il mistico inizia il proprio cammino dove il percorso etico-religioso finisce, e, come notava Bergson: “ Lo spettacolo di ciò che furono le religioni e di ciò che alcune sono ancora, è molto umiliante per l’intelligenza umana.

[…] I veri mistici si aprono semplicemente all’onda che li invade. Sicuri di se stessi, perché avvertono in sé qualcosa che è migliore di loro, si rivelano grandi uomini d’azione, cosa di cui si sorprendono coloro per i quali il misticismo non è che visione, trasporto, estasi.” Il mistico è un fenomeno che ha attraversato tutti i tempi e tutti i luoghi, è una condizione estrema della coscienza dove l’essere umano viene trasceso pur restando umano; di questo paradosso (simile alle particelle sub-atomiche che appaiono e scompaiono nello spazio-tempo) hanno dato prova individui come Giovanna d’Arco e William Blake, i quali agivano nella storia pur continuando a vivere in una dimensione altra…Il mistico, come si vedrà, non accetta gli schemi delle religioni o delle categorie intellettuali, egli non fa mai compromessi, mentre ogni religione vive di compromessi, secolo dopo secolo. Il mistico sa che il mondo considerato da tutti come realtà è solo un sogno, mentre le religioni si attaccano fin troppo alla dimensione temporale; anche qui il paradosso: il mistico che vede il mondo come un’illusione lo trasforma, le religioni, invece, si lasciano travolgere dal movimento della storia. I mistici rappresentano il motore segreto dell’umanità, della cultura, di ciò che ha valore; ogni cultura aveva nomi diversi per questa personalità: sciamano, stregone, guru, veggente, ecc.

Giovanna D'Arco
Giovanna D’Arco

In ogni caso i mistici hanno usato termini diversi per descrivere esperienze comuni, e spesso anche le immagini e le parole usate coincidono; le stesse metafore, le stesse parabole, per dare voce all’anima e al suo diretto contatto col divino. I mistici sono rimasti per lungo tempo esclusi dallo studio moderno, anche a causa delle ideologie illuministe e positiviste; da pochi decenni autori come Zolla, Guénon, Panikkar hanno tentato di esplorare il continente mistico, ma ne hanno appena sfiorato alcune zone costiere; occorre iniziare ad avventurarsi nel cuore stesso della mistica, cercando di evitare le due trappole più subdole: l’assorbimento dei mistici ad opera delle correnti new age e il totale rifiuto degli studiosi materialisti. Entrambi gli atteggiamenti nascono dallo stesso errore: non voler vedere il mistico come puro fenomeno. Husserl ci ha consegnato un grande strumento: lo sguardo fenomenologico, uno sguardo che non deve servire i nostri pregiudizi ma deve lasciare parlare l’occhio e il fenomeno. È quello che mi sono proposto con questo libro, che è, appunto, un viaggio dello sguardo nel cuore della mistica.

René Guénon
René Guénon

Guénon notava: “ l’esoterismo islamico non ha niente in comune con il «misticismo». […] il misticismo sembra essere in realtà qualcosa di assolutamente peculiare al Cristianesimo.” Qui il grande studioso ha commesso un grave errore: ha tentato di rinchiudere una personalità esplosiva come quella del mistico in delle rigide categorie; ma il mistico è anche un iniziato e ogni grande iniziato è un mistico; solo che non tutti gli iniziati vengono allo scoperto, come hanno fatto Pitagora, Apollonio di Tiana, Gesù e molti altri…I motivi di questo ‘venire allo scoperto’ li potremo vedere in seguito; intanto occorre riconoscere che la mistica non può essere il fenomeno di una sola religione, poiché come fenomeno essa si è manifestata oltre ogni barriera storica e geografica; Panikkar ha giustamente notato: “ Il mistico vive la Vita nella sua pienezza…” e nella Vita ogni mistico, cristiano, ebreo, musulmano, o indù, ha incontrato un Amante dal fascino infinito. Quello che ha maggiormente infastidito le religioni nei mistici è questa loro intimità con Dio, una intimità che utilizza addirittura il linguaggio dell’erotismo. Persino Gesù nei Vangeli si riferisce a Dio col termine abbà, ma tale termine non è affatto traducibile con ‘Padre’, poiché si tratta di un vezzeggiativo, di una parola che usano amici che sono molto in confidenza.

apollonio
Apollonio di Tiana

Ogni religione ha tentato, in fondo, di mascherare la propria origine mistica e rivoluzionaria, ma i mistici sono sempre rispuntati, come fiori che nessun veleno è riuscito ad estirpare…
Nell’analisi comparativa della mistica universale gli studiosi hanno interrotto le loro antologie con la Rivoluzione francese, perché “la fine dell’antica umanità è segnata nel secolo XVIII dalla comparsa di un misticismo che non si distingue dalla velleità sincretistica, dalla mistificazione, con Emanuel Swedenborg…” Ma ciò è vero solo in parte e significherebbe affermare che il mistico, alla fine, cede alle mode del proprio tempo; invece il mistico è presente anche nella modernità, solo più nascosto e più deformato dagli specchi dei nostri stessi pregiudizi…Lo stesso Zolla è stato ingiusto verso Swedenborg e verso Blake, i quali sono uomini della propria epoca, ma anche esseri umani che hanno avuto delle esperienze mistiche ben documentate.

I Veda
I Veda

Ma riuscire a scoprire il mistico nel caos dei secoli e delle varie culture non è un lavoro semplice; è davvero come cercare dei piccoli diamanti in una foresta assai pericolosa…Inoltre manca ancora una corretta visione della mistica legata ai Veda e alla Bhakti conservata in India; la maggior parte degli studiosi non ha avuto modo di entrare nel cuore di certe tradizioni, anche perché tale conoscenza “non è mai oggetto di «erudizione» e in nessun modo la si può apprendere attraverso la lettura di libri” poiché la mistica viene trasmessa da cuore a cuore; ecco l’ultima sfida dei mistici: avere il coraggio di incontrarli di persona. Solo allora comprenderemo fino in fondo, solo restando con quella persona, scrutandone il sorriso, ascoltando la sua risata o il suo canto. Prima di quel fatale ed emozionante incontro ogni libro è un velo, una preparazione, una piccola mappa per attraversare la selva oscura.

Valentino Bellucci

[:en]

mistico

How can we really speak of the mystics? The only approach these human figures is quite shocking. In fact the authentic characteristic of every mystic is this: he upsets all our category, all our epistemological approach. We can not really know the mystic with the usual intellectual and cultural categories. With the mystics what happens, according to Heisenberg, happens with reality sub-atomic, we need a different language. Which means a different view and a open mind free from ideological and cultural conditioning. The mystics have always been a source of great embarrassment for the official religions; the mystic begins its journey where the ethical path-religious ends, and, as noted Bergson: “The spectacle of what religions were and what some are still, it’s very humbling to human intelligence.

[…] The true mystics simply open the wave that invades them. Sure of themselves, because they feel in themselves something that is better than they are, turn out great men of action, something that will surprise those for whom mysticism is not that vision, transportation, ecstasy. “The mystic is a phenomenon who went through all times and all places, it is an extreme condition of consciousness where the human being is transcended while remaining human; this paradox (similar to sub-atomic particles that appear and disappear in space-time) have proven individuals like Joan of Arc and William Blake, who acted in the history while continuing to live in another dimension … The mystic, as you will see, does not accept the patterns of religion or of intellectual categories, he is never compromised, while each religion thrives on compromise, century after century. The mystic knows that the world regarded by all as reality is only a dream, while religions attach too much to the temporal dimension; Also here the paradox: the mystic who sees the world as an illusion turns, religions, however, are left overwhelmed by the movement of history. The mystics are the secret engine of humanity, of culture, of what is valuable; every culture had different names for this personality: shaman, witch doctor, guru, seer, etc.

Giovanna D'Arco
Giovanna D’Arco

Anyway the mystics have used different terms to describe common experiences, and often the images and the words used are the same; the same metaphors, the same parables, to give voice to the soul and its direct contact with the divine. Mystics were long excluded from the study modern, partly because of the ideologies of the Enlightenment and positivist; a few decades as authors Turf, Guenon, Panikkar tried to explore the mystical continent, but have barely touched some coastal areas; You must begin to venture into the heart of the mystical, trying to avoid the two traps more subtle: the absorption of the mystics by the current new age and the total rejection of scholars materialists. Both attitudes are born from the same error: not wanting to see the mystic as a pure phenomenon. Husserl gave us a great tool: the phenomenological look, a look that should not serve our prejudices but must leave the eye and talk about the phenomenon. That’s what I set out with this book, which is, precisely, a journey of the gaze in the heart of the mystical.

René Guénon
René Guénon

Guenon noted: “Islamic esotericism has nothing in common with the” mysticism “. […] Mysticism seems to be actually something quite peculiar to Christianity. “Here the great scholar has made a serious error: he tried to lock up an explosive personality as that of the mystic in the strict categories; but the mystic is also a great start and each started a mystic; just not all initiates come into the open, as did Pythagoras, Apollonius of Tyana, Jesus and many more … The reasons for this ‘come out’ we will see them later; Meanwhile, it should be recognized that the mystic can not be the phenomenon of a single religion, because it has appeared as a phenomenon beyond historical and geographical barrier; Panikkar has rightly noted: “The mystic lives life to its fullest …” and in every mystical Life, Christian, jew, Muslim, or Hindu, met a lover from the endless charm. What has most annoyed religions in their mystical is this intimacy with God, an intimacy that even uses the language of eroticism. Even Jesus in the Gospels refers to God the term abba, but that term is not translated as ‘Father’, because it is a term of endearment, a word they use friends who are very familiar.

apollonio
Apollonio di Tiana

Every religion has attempted, the fund, to disguise their origin and revolutionary mystique, but the mystics are always rispuntati, like flowers that no poison was able to eradicate
In the comparative analysis of the mystical universal scholars they have interrupted their anthologies with the French Revolution, because “the end of the ancient humanity is marked in the eighteenth century by the appearance of a mysticism that is indistinguishable from the syncretic ambitions, mystification, with Emanuel Swedenborg But this is only partly true and would say that the mystic, in the end, yield to the fashions of their time; instead the mystic is also present in modern times, just more hidden and more deformed by the mirrors of our own prejudices The same plate was unfair to Swedenborg and to Blake, who are men of his age, but also human beings who have had mystical experiences are well documented.

I Veda
I Veda

But being able to discover the mystical in the chaos of centuries and cultures is not an easy job; It is really like trying small diamonds in a very dangerous forest … Also still missing a correct view of mysticism linked to the Vedas and the Bhakti preserved in India; most scholars have not been able to enter the heart of certain traditions, because such knowledge is never the subject oflearning and in no way can be learned by reading booksbecause the mystique is transmitted by heart to heart; here is the ultimate challenge of the mystics: to have the courage to meet them in person. Only then we will understand the way through, just staying with that person, scrutinizing smile, hearing her laugh or her song. Before that fateful and exciting encounter every book is a veil, a preparation, a small map to cross the dark forest.

Valentino Bellucci[:]

Pubblicato il Lascia un commento

[:it]La Sincronicità[:en]Synchronicity[:]

[:it]

sincronicita-1

Jung chiamava sincronicità “una coincidenza temporale di due o più eventi non correlati fra loro da una stessa causa, che però hanno lo stesso significato o un significato simile”. Facciamo degli esempi. E’ sincronicità quando pensi ad una persona e poco dopo ricevi una telefonata che ti parla di lei (gli eventi non hanno una stessa causa, ma sono di contenuto molto simile tra loro). Ancora: nomini un numero e vedi immediatamente passare una macchina con lo stesso numero sulla targa; leggi una frase che ti colpisce e poco dopo la senti ripetere da un’altra persona.

Questi eventi sembrano a Jung una sorta di chiaroveggenza interiore, come se fossero dei segnali esterni che volessero “comunicarci qualcosa che riguarda solo noi stessi e il nostro colloquio interiore”. Potremmo dire insomma che una persona presa da dubbi e da incertezze, in cerca di verità, potrebbe, secondo Jung, trovare in questi segnali impersonali e rappresentati in forma simbolica, delle indicazioni da seguire.

Carl Jung
Carl Jung

Facciamo un altro esempio famoso: Jung aveva in terapia una paziente, che gli stava raccontando un sogno, nel quale riceveva in dono uno scarabeo d’oro. Durante la seduta, Jung avvertì un rumore alle sue spalle, sulla finestra: era uno scarabeo, che cercava di entrare. Lo scarabeo, simbolo per eccellenza di rinascita, nell’interpretazione di Jung era “entrato” nel momento analitico più idoneo, allo scopo di aiutare la donna a superare le difese che le impedivano di fare progressi nella terapia.

Per Jung esistono tre tipi di sincronicità: 1. si verifica una coincidenza tra un contenuto psichico ed un evento esterno percepito nello stesso tempo e nello stesso spazio (esempio: pensi ad una persona e la vedi arrivare); 2. un contenuto psichico coincide con un evento che accade a distanza nello spazio (es. sogni un terremoto e questo avviene in quel momento, ma altrove); 3. un contenuto psichico coincide con un evento esterno corrispondente, che però non si è ancora realizzato e sarà dunque verificabile solo in un altro tempo e in un altro spazio (es. sogni che l’Italia diventi un Paese normale, il che – non a torto – al momento ti sembra davvero improbabile, ed invece poi questo sogno si realizza, ma in tempi ed in spazi diversi e davvero imprevedibili al momento del sogno…).

Wolfgang Pauli
Wolfgang Pauli

Jung cercò anche di indagare questi aspetti misteriosi dell’esistenza insieme ad uno dei più grandi fisici del 20° secolo, Wolfgang Pauli. La storia della loro amicizia è stata raccontata da Arthur Miller I, in un libro: 137: Jung, Pauli e il perseguimento di una ossessione scientifica.

Pauli era un personaggio tipo Jekyll e Mr. Hyde, uno scienziato premio Nobel di giorno e un donnaiolo, spesso ubriaco, di notte (Poteva oscillare, scrisse, dal delinquente e criminale all’eremita non intellettuale che aveva manifestazioni d’estasi e visioni). Si rivolse a Jung quando si accorse che non riusciva più a tenere insieme questi diversi aspetti della sua personalità. Jung, dal canto suo, era particolarmente affascinato dalle personalità scisse: per questo, dall’incontro fra queste due complesse personalità nacque una collaborazione che durò per diversi decenni, anche se per lo più a porte chiuse. Pauli infatti si preoccupava di non rovinare la sua ottima reputazione scientifica, anche se alla fine si convinse a pubblicare un libro insieme al suo psicoanalista.

Miller, nel suo libro, dimostra come Jung abbia fornito allo scienziato delle analisi che sono state poi particolarmente stimolanti per Pauli nel suo lavoro di ricerca, in particolare per quanto riguarda il principio di esclusione, che porta il suo nome, e che è uno dei pilastri della fisica quantistica (due fermioni identici non possono occupare simultaneamente lo stesso stato quantico). Questa teoria nasce dall’elaborazione della concezione archetipica di Jung, dal suo studio di numeri e simboli, secondo logiche desunte in parte dalla geometria ed in parte dalla teologia.

Il confronto intellettuale fra questi due personaggi generò la ricerca basata sulla teoria del “quarto escluso”, individuato nella fisica classica nel modello di triade, così come nel modello sviluppato da Jung nel saggio in cui esplora il dogma della Trinità e dell’importanza data dalla Chiesa Cattolica alla Madonna.

Archetipo dell'Eroe
Archetipo dell’Eroe

Più precisamente, nel Saggio d’interpretazione psicologica del dogma della Trinità (1942/1948) e in Risposta a Giobbe (1952) Jung affronta in termini cristiani il problema del rapporto fra polo positivo e negativo, ombra e luce, bene e male. Tutto viene in genere spiegato in termini di dualismo, ma questo secondo Jung andrebbe superato. A suo avviso infatti, la premessa logica per ogni giudizio di totalità è il quaternario: infatti, per designare l’orizzonte vi sono quattro punti cardinali; in natura, vi sono quattro elementi; quattro sono i colori; quattro le qualità primitive; quattro le caste in India; quattro le vie di sviluppo spirituale nel buddhismo; quattro gli aspetti significativi dell’orientamento psichico, ecc.

E se la completezza è il cerchio, il mandala, la sua minima divisione naturale è la quaternità. Tale quaternità ha spesso una struttura 3+1, dove uno dei termini si trova in una posizione d’eccezione, oppure ha una natura diversa rispetto agli altri (ad esempio i quattro evangelisti sono rappresentati da tre animali e da un angelo). Quando il quarto termine si aggiunge agli altri tre, si genera l’ “Uno”, la totalità. Nella psicologia analitica il “quarto” è dunque la funzione rimossa, inconscia, ovvero l’Ombra, la cui integrazione alla coscienza è uno dei compiti del processo di individuazione.

Inconscio Collettivo
Inconscio Collettivo

Queste commistioni fra metafisica e psicologia di Jung sono state ferocemente attaccate non solo dagli psicologi e dagli psicoanalisti “laici” o “materialisti” come i freudiani, così come dalla Chiesa protestante e cattolica, che le giudicavano blasfeme, gnostiche o addirittura sataniche, ma anche dagli stessi esoteristi e dai pensatori tradizionalisti come René Guénon o Julius Evola. Quest’ultimo, sotto lo pseudonimo di Ea, demolisce nel saggio L’esoterismo, l’inconscio, la psicanalisi (Gruppo di Ur, Introduzione alla Magia quale scienza dell’Io, cit. pagg. 418 e seg.) , tutta la costruzione analitica junghiana giudicandola addirittura inferiore alla psicanalisi di Freud che, almeno, confinata entro la sua sfera empirica, naturalistica e pansessualista, arrecherebbe meno danni: “a differenza di Freud, lo Jung miticizza, concepisce la libido anche come mana, come la forza fascinosa che secondo i selvaggi compenetra certi oggetti…pretende di dare in termini di vita e di vera coscienza dogmi, figure divine e simboli delle religioni…si improvvisa come una specie di esoterismo psicologistico (ci si perdoni l’espressione) perfino nei riguardi delle tradizioni iniziatiche nel suo mettere dovunque in luce ‘archetipi’, simboli e fasi del ‘processo di individuazione’ ”.


[:en]

sincronicita-1

Jung called synchronicity “a coincidence of two or more events are not related to each other by the same cause, but they mean the same or a similar meaning.” We examples. And ‘synchronicity when you think of a person and a little later you get a call that you talk to her (the events do not have the same cause, but are content very similar to each other). Again appoint a number and immediately go see a car with the same number on the plate; Read a sentence that hits you and shortly after heard repeated by another person.

These events seem to Jung a kind of inner clairvoyance, as if they were external signals that they wanted to “tell us something about only ourselves and our inner conversation.” In short we could say that a person taken by doubts and uncertainty, truth-seeking, could, according to Jung, found in these signals and impersonal represented in symbolic form, of instructions to follow.

Carl Jung
Carl Jung

Let’s take another famous example: Jung had a patient in therapy, he was telling a dream, in which he received as a gift a scarab gold. During the session, Jung felt a noise behind him, the window was a beetle, who was trying to enter. The scarab, symbol par excellence of rebirth, in the interpretation of Jung was “entered” in the analytic moment most suitable, in order to help women overcome the defenses that prevented her from making progress in therapy.

For Jung, there are three types of synchronicity: 1. there is a coincidence of a psychic content and an external event perceived at the same time and in the same space (example: Think of a person and see arrive); 2. a psychic content coincides with an event that happens at a distance in space (ie. Dreams an earthquake and this occurs at that time, but elsewhere); 3. a psychic content coincides with a corresponding external event, which, however, has not yet realized and will therefore verifiable only in another time and another space (eg. Dreams that Italy become a normal country, which – not wrongly – when you seem very unlikely, and instead then this dream come true, but at different times and in different spaces and really unpredictable at the time of the dream …).

Wolfgang Pauli
Wolfgang Pauli

Jung also sought to investigate these mysterious aspects of life with one of the greatest physicists of the 20th century, Wolfgang Pauli. The story of their friendship was told by Arthur Miller, in a book: 137: Jung, Pauli and the pursuit of a scientific obsession.
Pauli was a character type Jekyll and Mr. Hyde, a scientist Nobel laureate day and a womanizer, often drunk, at night (could swing, he wrote, from the thug and criminal non-intellectual hermit who had outbursts of ecstasy and visions) . He turned to Jung when he realized that he could no longer hold together these different aspects of his personality. Jung, for his part, was particularly fascinated by the split personality: for this reason, the encounter between these two complex personality was born a collaboration that lasted for several decades, although mostly behind closed doors. Pauli he was concerned not to ruin his scientific reputation, even if eventually convinced him to publish a book with his psychoanalyst.
Miller, in his book, shows how Jung has provided to the scientist of the analyzes which were then particularly stimulating to Pauli in his research work, in particular as regards the exclusion principle, which bears his name and which is one of the pillars of quantum physics (two identical fermions can not occupy the same quantum state simultaneously). This theory stems from the elaboration of the conception of archetypal Jung, from his study of numbers and symbols, according to the logic derived in part from the geometry and partly from theology.
Intellectual debate between these two characters generated research based on the theory of “fourth excluded”, identified in classical physics in the model of the triad, as well as in the model developed by Jung in the essay in which he explores the dogma of the Trinity and the importance given by the Catholic Church of Our Lady.

 

Archetipo dell'Eroe
Archetipo dell’Eroe

More precisely, the Sage of the psychological interpretation of the dogma of the Trinity (1942/1948) and in Answer to Job (1952) Jung faces in Christian terms the problem of the relationship between positive and negative, shadow and light, good and evil. Everything is typically explained in terms of dualism, but this second Jung should be exceeded. In his view in fact, the logical premise for every judgment of totality is the quaternary: in fact, to designate the horizon there are four cardinal points; in nature, there are four elements; there are four colors; four primitive qualities; four castes in India; four paths of spiritual development in Buddhism; four respects psychic orientation, etc.
And if you complete the circle, the mandala, its minimum natural division is the quaternity. This often has a quaternary structure 3 + 1, where one of the terms is in an exceptional location, or has a different nature than the other (for example, the four evangelists are represented by three animals and an angel). When the fourth term is added to the other three, it generates’ “A”, the totality. In analytical psychology the “fourth” is therefore the function removed, unconscious, or the Shadow, whose integration into consciousness is one of the tasks of the discovery process.

Inconscio Collettivo
Inconscio Collettivo

These commingling between metaphysics and psychology of Jung have been fiercely attacked not only by psychologists and psychoanalysts “lay” or “materialist” as the Freudians, as well as the Protestant and Catholic Church, that they judged blasphemous, Gnostic or even satanic, but also by the esoteric and traditionalist thinkers like Rene Guenon and Julius Evola. The latter, under the alias of Ea, demolishes the wise esotericism, the unconscious, psychoanalysis (Group of Ur, Introduction to Magic which science ego, cit. P. 418 et seq.), The entire building Jungian analytical judging even lower than the psychoanalysis of Freud that, at least, confined within its sphere empirical, naturalistic and pan-sexualist, would cause less damage, “unlike Freud, Jung miticizza it conceives libido as mana, as the force that fascinating according savages permeates certain objects … claims to give in terms of life and true consciousness dogmas, divine figures and symbols of religion … be improvised as a kind of esoteric psychologistic (you pardon the expression) even in respect of the initiatory traditions in put her anywhere light ‘archetypes’, symbols and phases of the’ discovery process’ ‘.

[:]